ChiantiBanca, la guerra delle lettere Tra Roma e Trento
La divisione del credito cooperativo è un grave errore di strategia; aderire alla holding di Iccrea garantirà a ChiantiBanca di evitare esuberi e chiusure di filiali, un adeguato livello di autonomia, un prestito subordinato da 20 milioni e, se servono, altri 20. Sono i passaggi principali della lettera inviata dal presidente dell’istituto Cristiano Iacopozzi ai dipendenti, per spiegare la scelta di aderire a Iccrea che il Cda proporrà all’assemblea il 10 dicembre, abbandonando l’ipotesi di ingresso nel gruppo trentino di Cassa centrale, come era stato invece votato durante la gestione di Lorenzo Bini Smaghi. Lettera alla quale ha risposto, a stretto giro, il gruppo di soci riunito nell’associazione «Per una banca in terra Toscana», secondo cui «Iacopozzi è riuscito a infilare una serie di errori e omissioni che creano preoccupazioni e seri dubbi per il futuro di ChiantiBanca». Sui colli del Chianti volano nuovamente gli stracci. Iacopozzi sottolinea che «la divisione rischia di condurre all’indebolimento della categoria e a favorirne la conquista da parte di banche di diversa natura e con diversi obiettivi»; l’associazione ribatte che non è vero che aderire al gruppo trentino metterebbe a rischio ChiantiBanca «che anzi verrebbe rafforzata», così come «attribuire a Ccb la responsabilità di aver rifiutato la costituzione di un gruppo unico è falso». Iacopozzi dice ancora che Iccrea ha assicurato «che prima della costituzione dei gruppi e anche entro fine 2017 potrà essere erogato» a ChiantiBanca «un prestito subordinato pari a 20 milioni e di eventuali aggiuntivi 20 milioni, qualora si rendessero necessari». L’associazione ricorda che Cassa centrale ha già dato questo «sostegno a fine 2016, a tassi molto vantaggiosi» e nota che «i 20 milioni di Iccrea sarebbero sostitutivi di quelli di Ccb, e allora a che servono?».