Colpo di spugna dopo la fusione, addio al marchio Banca Del Vecchio
Ubi ha deciso: dal 27 novembre via tutte le insegne, qui resterà la gestione del patrimonio
La sede di viale Gramsci coordinerà i trenta sportelli della Toscana nord
Sulle filiali, anche quella di viale Gramsci sono già arrivate le insegne Ubi a prendere il posto dello storico marchio Federico Del Vecchio. Ieri è è stata formalizzata la fusione per incorporazione di Banca Tirrenica (ex Etruria) e di Banca Federico del Vecchio in Ubi e gli effetti di questa fusione scatteranno dal 27 novembre, ma intanto le filiali hanno già cambiato nome.
Nuovo marchio per gli sportelli della fiorentina Del Vecchio, per l’ ex Etruria, per tutte le 90 filiali toscane del gruppo Ubi che ha rilevato la banca aretina (e Del Vecchio, posseduta al 100% da Etruria) lo scorso maggio. La fusione di Banca Tirrenica e di Banca del Vecchio, spiegano da Bergamo, non comporterà alcuna modifica per Ubi Banca, né sul numero delle azioni né sul capitale e, nel fine settimana prima di lunedì 27 novembre, avverrà la «migrazione» dei sistemi informatici delle due banche in Ubi, home banking compreso.
Non solo. Con la fusione parte la nuova organizzazione varata da Ubi, con la macro area dell’Italia Centrale con la direzione a Roma, affidata a Silvano Manella, già ad di Banca Tirrenica, mentre la Toscana sarà divisa in tre aree: Firenze, dalla filiale ex Del Vecchio di viale Gramsci coordinerà 30 sportelli tra la città e la Toscana del nord, Arezzo altri trenta, Siena idem. Ogni «polo» avrà anche un centro per le imprese ed Arezzo avrà un centro per l’estero e il polo dell’oro, così da sfruttare le competenze locali ed il grande centro direzionale che era di Etruria. A Firenze rimarrà il polo di gestione del patrimonio — da sempre uno dei punti di forza della banca nata nel 1889, diventata spa nel 1973 ed acquisita da Banca Etruria nel 2006 — e proprio la particolarità dell’istituto fiorentino potrebbe portare Ubi a valutare, in futuro, un eventuale mantenimento del marchio Federico Del Vecchio, proprio per la gestione dei patrimoni e degli investimenti.
L’istituto ha sei sportelli, tutti in città, e se il marchio rimanesse significherebbe una deroga alla linea di Ubi che nel 2016 ha deciso di incorporare tutte le banche del gruppo (a ottobre è stata la volta di Banca Adriatica e di Carilo, nel febbraio 2018 toccherà a Banca Teatina).
Federico Del Vecchio ha sempre mantenuto i legami con Firenze, sostenendo iniziative culturali e sociali, e ha chiuso in deficit gli ultimi due bilanci, anche a causa della crisi di Etruria e dell’azzeramento di 5 milioni di euro di obbligazioni subordinate, nell’ambito della nascita delle good bank, Nuova Etruria compresa, tre delle quali acquisite da Ubi per 1 euro.
«I risultati economici dei primi nove mesi dell’anno sono estremamente positivi — ha detto il consigliere delegato di Ubi Banca Victor Massiah, riferendosi alle good bank — Le tre banche stanno raggiungendo molto più velocemente di quanto atteso il punto di pareggio. E anche l’ex Banca Etruria, la più grande e importante acquisita, sono certo che lo farà nel corso del 2018».
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