ALLA NOSTRA SCUOLA SERVONO BUONI MAESTRI
Ben vengano inchieste come quella promossa dal «Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità». Il rispetto delle regole è così sentito, nella scuola e nella società, che il sondaggio non può non evidenziarlo.
Anche se il rispetto delle regole non è premessa, ma conseguenza di un’educazione civile e sociale, non così diffusa in Italia. Come si spiega che il 67% degli intervistati sostenga che sulla condotta la scuola è troppo poco severa e che, d’altra parte, il problema oggi più sentito tra i docenti stia nel rapporto sempre più difficile con i genitori? Come dire: bene severità e rispetto delle regole, purché non riguardi mio figlio, che è sempre nel giusto.
Ben vengano il merito e la responsabilità. Ma nella nostra scuola, e nella società, merito e responsabilità sono termini tanto abusati quanto astratti, per docenti e studenti. Per gli insegnanti valutare spesso equivale a sancire un risultato che sfugga al giudizio risentito dei genitori e, talvolta, a quello del Tar. I docenti, se non contrastano le aspettative di alunni e genitori, non rischiano alcunché, e possono ripetere ogni anno la stessa lezione, nella mediocrità di un insegnamento senza passione e senza coraggio. Gli studenti non dovrebbero faticare molto per ottenere quel credito che li conduce al diploma e a un successivo, lungo, parcheggio all’Università. E tuttavia, la mediocrità non paga. Il più grave problema della scuola italiana è il tasso elevato di dispersione scolastica. L’ultimo rapporto Eurostat ci dà tra gli ultimi posti per numero di giovani tra i 18 e i 24 anni con il diploma. È dovuto alle poche bocciature? Bisogna saper motivare, orientare, appassionare. E non lo si fa bocciando, perché se in una classe ci sono molti bocciati i docenti sono i primi responsabili. Già, la responsabilità. Non si può essere responsabili, senza essere valutati, parola tabù tra gli insegnanti italiani, tra i primi nel mondo per carenza di formazione in servizio, assenza di carriera, rifiuto della premialità. D’altra parte chi mai ha chiesto ai docenti di meritarsi il loro lavoro, splendido ma delicatissimo? A fronte di uno stipendio misero tanti governi hanno sancito l’assenza di ogni valutazione. Tutti vorremmo il rispetto delle regole, l’impegno e il rigore nello studio. Ma rimane un pio desiderio se non vi sarà un’efficace formazione dei docenti, unita a un’assunzione di responsabilità e a incentivi di carriera.
Su La Lettura di questa settimana Guido Tonelli, il fisico toscano che ha partecipato alla scoperta del bosone di Higgs, chiede alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che sia riconosciuto «il lavoro decisivo che svolgono per il Paese» quegli insegnanti che riescono «a far funzionare il cervello» e lancia «una proposta scandalosa»: assegnare loro lo stesso aumento di stipendio previsto per i presidi. Non si possono chiedere alla scuola «responsabilità e impegno», come hanno ripetuto domenica Andrea Ragazzini e Valerio Vagnoli, senza che i docenti riportino nella scuola passione, coraggio, entusiasmo. C’è bisogno di regole e impegno, ma soprattutto di buoni maestri.