LA CARTA FINALE
Il ministero dà via libera alla costruzione della nuova pista di Peretola e tutti esultano, sia i sostenitori del potenziamento del Vespucci sia i loro avversari: dov’è l’inghippo allora? Nel documento che apre la strada ai lavori dell’aeroporto c’è la conferma di tutti i requisiti richiesti affinché la realizzazione avvenga nel rispetto dell’ambiente e della salute di chi abita intorno allo scalo. La lista è lunga e contiene prescrizioni tutt’altro che marginali. Tra le più impegnative lo spostamento del Fosso Reale e di alcune oasi naturali con la fauna che lì vive. Il costo che dovrà sostenere Toscana Aeroporti per queste opere collaterali sarà dunque molto alto, nonostante gli aiuti del governo. Un costo insostenibile secondo alcuni nemici della pista parallela, per i quali, alla fine, a Peretola resterà tutto com’è. Speriamo che la previsione sia infondata. Lo diciamo convinti che il nuovo aeroporto segni un traguardo importante per lo sviluppo dell’area fiorentina, della Piana e di tutta la regione, ma anche un grande passo avanti sul piano dell’inquinamento, soprattutto acustico, che ora colpisce duramente una parte della popolazione. La società che governa l’aeroporto di Firenze non fa trapelare alcuna incertezza sulla determinazione a concludere l’impresa. E sarebbe davvero uno strano caso se nei mesi trascorsi prima della svolta di ieri, il presidente Marco Carrai e i suoi non avessero calcolato fino all’ultimo euro la compatibilità finanziaria del progetto, con o senza le prescrizioni ministeriali. Nessuno comunque smentisce le previsioni che danno come probabile l’avvio dei cantieri per la prossima estate e come possibile il decollo (o l’atterraggio) del primo aereo a metà 2020. Piuttosto sarebbe il momento giusto perché il fronte del sì accogliesse l’invito a un confronto aperto sugli effetti della nuova pista. Non la ripetizione del duello ideologico che ha alimentato la contrapposizione di questi anni, ma una spiegazione esauriente affidata agli esperti. Sulla base di studi e stime scientifiche, non dei pregiudizi. Politicamente, potrebbe essere il sindaco della città metropolitana Dario Nardella a giocarsi questa carta. Uscendo dalle pastoie che per trent’anni e più hanno bloccato l’aeroporto. E anche un futuro diverso. Non solo per Firenze.