Prostituzione, appello di Nardella agli altri sindaci
Il rilancio a 3 mesi dalla stretta sui clienti: «Più Comuni faranno lo stesso, più sarà efficace»
Un appello ai Comuni affinché adottino, sulla scia di Firenze, l’ordinanza che sanziona i clienti delle prostitute. A lanciarlo è il sindaco Dario Nardella: «Molti Comuni stanno riprendendo la nostra ordinanza, e più amministrazioni adotteranno queste misure, più i risultati potranno essere efficaci». Secondo Nardella, l’ordinanza emanata a Firenze, nonostante il mercato del sesso sia ancora presente lungo le strade, ha avuto risultati che «ci incoraggiano: in molte zone della città abbiamo praticamente dimezzato la presenza di prostitute in strada». Numeri sui quali non concordano alcune associazioni che si occupano di prostituzione. Nardella però resta fiducioso: «L’ordinanza è importante anche se servisse soltanto per allontanare dalla strada una sola ragazza. Forse non basta e non è la soluzione definitiva, ma chi ha idee migliori si faccia avanti».
Un tema, quello dello sfruttamento della prostituzione, che secondo Nardella dovrebbe essere priorità anche per il Parlamento, al quale si appella per arrivare ad «una legge nazionale per combattere la tratta delle donne, un provvedimento normativo nazionale, come in tutti i Paesi europei, che possa colpire ancora di più di quanto non stiamo facendo». In Italia, ha detto provocatoriamente il sindaco, «ha più risalto una modella molestata che centinaia di ragazze sbattute sui marciapiedi» eppure «lo sfruttamento della prostituzione è una vera emergenza sociale». L’appello del sindaco, lanciato ieri al convegno «Intrattabili» in Palazzo Vecchio, è stato raccolto dalla segretaria della Cisl Annamaria Furlan: «Il fenomeno della prostituzione ha dimensioni incredibili e Firenze è città simbolo, perché per primo il sindaco Nardella ha emanato un’ordinanza che penalizza, ma responsabilizza anche, i cosiddetti clienti di queste donne». Ecco perché, ha aggiunto, «dobbiamo aiutare la Comunità Papa Giovanni XXIII a raccogliere migliaia di firme perché ci sia una legge contro la schiavitù della tratta e della prostituzione». Il riferimento è alla campagna intitolata «Questo è il mio corpo», una raccolta firme (già 30 mila i firmatari) per chiedere al legislatore di approvare la proposta di legge Bini, che punisce il cliente delle prostitute.
I risultati raggiunti con l’ordinanza ci incoraggiano, ma serve una legge nazionale contro la tratta delle donne