Corriere Fiorentino

Generazion­i di fenomeni

Pepito ricomincia da Genova, il viola stupisce per continuità in zona gol e maturità tattica È la storia di due talenti che hanno fatto innamorare Firenze. Pioli: «Federico? A 20 anni pochi come lui»

- Leonardo Bardazzi

La speranza e il rimpianto, il golden boy figlio d’arte e il Fenomeno che in appena 4 mesi di gol e magie si è preso il cuore di Firenze. Federico Chiesa e Giuseppe Rossi sono tra i pochissimi eletti in grado di far davvero battere il cuore dei tifosi viola. Uno mancino, fuoriclass­e e destinato al top del top non fosse stato per quei maledetti guai alle ginocchia che gli tolsero anche il Mondiale in Brasile (ricordate le polemiche con Prandelli?), l’altro fatto in casa e cresciuto a pane e Fiorentina, tra i dvd di Robben e quelli di papà Enrico. Quello che ha fatto Rossi resterà comunque nella storia. Per la mitica tripletta alla Juve di Conte del 2013, per quei 14 gol in 17 partite e per quegli infiniti mesi passati ad aspettare il suo rientro. In tre anni viola, di fatto, Pepito ha giocato quasi mai, escluso quel girone d’andata nel quale era cannoniere e star indiscussa del campionato. La coppia d’oro con Mario Gomez si è vista praticamen­te solo una volta, proprio a Marassi, con Perin (ora nuovo compagno di Rossi) costretto a raccoglier­e il pallone nella propria porta per ben 5 volte. Ora però c’è Chiesa, il «ragazzo che gioca bene» come canta la curva, il gioiello splendente a cui aggrappars­i per costruire una Fiorentina in grado (almeno) di provare a emulare quella che fu di Pepito. Il futuro è suo, l’ex ct Ventura lo teneva d’occhio, Ancelotti lo ha incoronato in diretta tv («È più continuo del padre»): la rifondazio­ne azzurra insomma passerà anche da lui. «Chiesa sta dimostrand­o grandi qualità, grandi capacità — ha detto ieri l’allenatore viola a Sky — Non sono tanti i giocatori che a 20 anni riescono a fare quello che fa lui in campo, nelle scelte di gioco e non soltanto. È attento e umile che sa di dover migliorare ancora ma è sulla strada giusta». Umili, col talento nel sangue e l’insaziabil­e voglia di pallone. Sì, Fede e Pepito hanno qualcosa in comune. Vederli insieme sarebbe stato uno spettacolo.

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