«Basta interessi di parte, il modello è la Ginori»
Salvadori (Confindustria): proposte concrete per superare gli interessi di parte
La Città metropolitana, dice il presidente di Confindustria Firenze Luigi Salvadori, impari dal salvataggio Ginori: «Se si fissa un obiettivo e si superano gli interessi di parte si arriva al traguardo».
«Cosa insegna, a tutti, il salvataggio della Richard Ginori? Che se si fissa un obiettivo e si rema insieme dalla stessa parte, superando gli interessi di parte e superando i colori politici, alla fine si arriva al traguardo». Luigi Salvadori, presidente di Confindustria Firenze, è stato uno dei protagonisti del «gioco di squadra» che ha portato a salvare uno dei marchi simbolo del nostro territorio: 282 anni di storia e 200 posti di lavoro.
Presidente Salvadori, si può dire che la vertenza Ginori è stata la prima vittoria della Città metropolitana?
«Certo. È stata la prima volta che un problema così importante è stato affrontato e risolto con una grande consapevolezza: se la manifattura avesse chiuso sarebbe stato un disastro per un’area da un milione di abitanti, cioè la Città metropolitana guidata da Dario Nardella, e certo non solo per Sesto Fiorentino».
Cosa ha imparato da questa vicenda?
«È l’ennesima conferma che quando non si è d’accordo con una cosa bisogna sempre fare una controproposta, per provare a raggiungere il traguardo. La politica, e non solo, proponga sempre un’alternativa: non si può dire sempre no, puntando ai voti del proprio orticello».
Si riferisce ai sindaci della Piana?
«Conosco Lorenzo Falchi e ho stima di lui. È che non lo capisco. Sinceramente da imprenditore e cittadino che crede nelle istituzioni preferirei che ci fossero degli obiettivi da raggiungere insieme, senza essere sotto scacco dei consensi elettorali».
La partita occupazionale e produttiva su quest’area è enorme. Cosa c’è in gioco?
«Dobbiamo continuare a lavorare sodo per rendere il nostro territorio più competitivo e attrattivo. Detto più semplicemente: non basta limitarsi a difendere il lavoro esistente, dobbiamo creare le condizioni per attrarre nuove imprese. L’aeroporto è un’opera fondamentale: sarà sì costruita la nuova pista, ma anche il parco della Piana, con tutti gli interventi ambientali per tutelare quest’area e le migliaia di cittadini che vi abitano attorno e che, presto, credo avranno molti meno aerei sopra le loro teste. Senza sviluppo non si creano nuovi posti di lavoro: lo dico a quella politica che fa i proclami dicendo che la priorità è difendere l’occupazione, ma non dice mai come».
E lei una ricetta efficace ce l’ha?
«Confindustria, con l’importante contributo della Fondazione Cr Firenze, sta facendo una mappatura su tutta l’area metropolitana, per capire scientificamente quali sono e saranno i bisogni futuri delle aziende. Questo è fondamenindossare tale, perché ci consentirà, oggi, di orientare la formazione dei giovani negli ambiti indicati. E di supplire, così, ai troppi casi in cui le aziende cercano lavoratori con una certa specializzazione, rimanendo però a bocca asciutta, perché mancano. La disoccupazione giovanile si combatte così. È diritto dei giovani sapere dove c’è lavoro. Poi, se uno vuole fare l’avvocato, ed è consapevole che qui da noi il mercato è saturo, sarà consapevole con il dovuto anticipo che se vorrà la toga potrà farlo con successo in un’altra regione o all’estero».
Confindustria, ora che il potenziamento di Peretola sembra essere più al sicuro, sarebbe disposta a rinunciare al termovalorizzatore di Case Passerini?
«Non dobbiamo rinunciare noi, perché toccherebbe alla politica assumersi la responsabilità di questa scelta. Il termovalorizzatore è un impianto essenziale per gestire i rifiuti in maniera sostenibile, inquinando di meno e riducendo i costi di smaltimento per imprese e cittadini. Sono 20 anni e passa che si discute dove fare l’impianto: è stata la politica a decidere dove costruirlo. Ora va fatto».
Il via libera all’aeroporto rende più chiaro anche il futuro per un’altra telenovela fiorentina: il nuovo stadio e la cittadella commerciale. Nei mesi scorsi, dopo che i Della Valle annunciarono di voler vedere la Fiorentina, lei non fu proprio tenero...
«Dissi che non si può pensare che una città sia dipendente da delle scelte imprenditoriali. E che se i Della Valle volevano vendere bisognava trovare delle alternative, anche con uno stadio da 90 milioni, senza centri commerciali e alberghi».
Bene, ma questo stadio si farà o no?
«Io sono sicuro che i Della Valle siano ancora interessati all’operazione. Però devono prendere una decisione, altrimenti consentano al sindaco di cercare un’alternativa. I Della Valle sono dei grandissimi imprenditori: a loro, nella mia veste, posso solo chiedere di fare chiarezza nei confronti della città».
Città metropolitana Se la Richard Ginori avesse chiuso sarebbe stato un disastro per tutti Non solo per Sesto Nuovo stadio I Della Valle sono grandi imprenditori, ma serve chiarezza nei confronti della città I nodi della Piana Stimo Falchi, però le cose vanno fatte: non si può stare sempre sotto scacco dei consensi elettorali