LA CONTROPROVA DELLA GINORI
La politica è il terreno naturale del confronto fra visioni generali e particolari su ciò che riguarda l’interesse di una comunità. Talora il confronto diviene scontro anche duro al fine di affermare un indirizzo invece di un altro, ma in un sistema democratico maturo non dovrebbe mai trasformarsi in una lotta fra nemici irriducibili. Quando ciò avviene (in Italia ne abbiamo una lunga esperienza) si aprono spazi per gruppi o movimenti portatori di provocazioni estremistiche o apertamente nostalgiche. I fatti più recenti che coinvolgono CasaPound, Forza Nuova e via di seguito ne sono l’evidente dimostrazione. E dispiace che a far prevalere la cultura politica della distruzione, costi quello che costi, concorra anche una parte dell’informazione.
Per fortuna ci sono episodi che vanno in controtendenza: la Toscana ne ha fornito un esempio negli ultimi giorni, con il caso Richard Ginori. L’impegno di tutte le istituzioni, degli industriali e dei sindacati ha permesso di trovare una strada risolutiva per centinaia di lavoratori, per un’azienda che rappresenta una qualità di produzione che tutto il mondo ci invidia e per un patrimonio storico e culturale che è parte non sostituibile della nostra identità nazionale. Ha ragione Luigi Salvadori, presidente di Confindustria Firenze, nel sottolineare il valore della condivisione che ha portato ad un tale risultato. Immaginiamoci se fosse avvenuto il contrario e quali conseguenze si sarebbero avute per la tenuta del tessuto produttivo e sociale dell’area fiorentina.
Nella guerra che si è riaperta sulla questione del termovalorizzatore dell’area di Firenze, riappare invece il peso delle contraddizioni interne alle forze politiche, in particolare di quelle, a sinistra, che marciano divise e ostili verso il voto. Il governatore Rossi, massimo esponente toscano degli scissionisti del Pd, deciso a non recedere dal sì alla nuova pista di Peretola, che la sua parte politica invece osteggia come tutta la sinistra, dichiara che dovendo scegliere rinuncerebbe al termovalorizzatore, previsto anch’esso nella Piana. Il colpo assestato da Rossi ha aperto uno scontro non da poco fra lui, il Pd toscano e il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Il rischio è evidente: l’asprezza della campagna elettorale che vedrà contrapposti proprio Pd e «Liberi e Uguali» può provocare uno stallo nocivo nel governo del territorio con effetti per Firenze, per la Piana, per la regione intera. Ma i contendenti sono o no consapevoli del rischio?