Betori chiama Gesualdi: il biotestamento così non va
Il cardinale all’allievo di don Milani: giuste le tue richieste, ma la legge apre varchi all’eutanasia
L’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha telefonato a Michele Gesualdi, l’allievo di don Milani malato da tempo di Sla che ha fatto un appello al Parlamento sulla legge sul fine vita. Betori ha detto di capire le richieste di Gesualdi, ma ha anche avanzato dubbi sulla legge: «Così com’è apre varchi all’eutanasia».
Una telefonata tra il cardinale Giuseppe Betori e Michele Gesualdi, l’allievo di don Milani che ha lanciato una campagna nazionale per l’approvazione della legge sul fine vita. È avvenuta la settimana scorsa: il cardinale ha chiamato, a fare da intermediaria è stata Carla Gesualdi, la moglie di Michele, perché lui, malato di Sla, non può più parlare ma solo scrivere. «Gli ho manifestato vicinanza nella sua situazione e nelle sue preoccupazioni», ha detto ieri Betori, a margine della benedizione di un presepe nella basilica di Santo Spirito.
Il cardinale ha spiegato di ritenere «comprensibili e nelle loro istanze di fondo condivisibili» le richieste di Gesualdi a proposito del testamento biologico e del diritto del malato di rifiutare l’accanimento terapeutico. Ma ha anche manifestato dubbi sul disegno di legge attualmente all’esame del Senato, sui cui l’allievo di don Lorenzo Milani ed ex presidente della Provincia di Fi- renze, invece è convinto sostenitore. Anzitutto, ha precisato Betori, «il pronunciamento di Papa Francesco (“evitare l’accanimento terapeutico non è eutanasia”, ndr) non si riferiva al contesto legislativo italiano» e anzi la Chiesa sin dagli anni Cinquanta ha chiarito il diritto del malato a rinunciare alle terapie e ad accedere alle cure palliative. Ma le istanze di Gesualdi, aggiunge, «non sono convinto che trovino riscontro adeguato in questo disegno di legge». Per il religioso nel testo della legge ci sono tre ordini di problemi: «Appare dubbio che l’impianto legislativo salvaguardi un principio fondamentale quale l’alleanza terapeutica valorizzando anche la valutazione in scienza e coscienza del medico, andando contro ad un principio base della professione medica. Ugualmente non sembra garantita la libertà di obiezione di coscienza degli operatori e delle strutture sanitarie, toccando in questo caso un principio costituzionale. Non da ultimo va considerato inaccettabile che alimentazione e idratazione siano considerati terapie e non sostegni vitali».
Insomma, secondo il cardinale Betori il disegno di legge, per come è attualmente, rischierebbe di andare oltre i compiti di regolare le volontà di fine vita del paziente, per addentrarsi in terreni scivolosi: «Si chiederebbe maggiore riflessione e circospezione — conclude — così da evitare di aprire varchi per cui potrebbero essere introdotti nella nostra società eutanasia e suicidio assistito, magari con qualche sentenza di cosiddetta giurisprudenza creativa». Ma la campagna a favore della legge, partita dalla lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato da Gesualdi, e proseguita con la petizione «#fatepresto» è arrivata a raccogliere oltre 27 mila firme. Il 14 dicembre, il giorno in cui in Senato si potrebbe votare il disegno di legge, il comitato andrà a Palazzo Madama a consegnare fisicamente le firme al presidente Piero Grasso. L’auspicio dei promotori è che il testo sia approvato esattamente per come è uscito dalla Camera, in modo che la legge venga approvata subito e senza che parta la «navetta» con Montecitorio, visto che la legislatura volge al termine e i tempi sono strettissimi.
Tra le adesioni a «#fatepresto», molte delle quali autorevoli, ci sono quelle di molti esponenti cattolici, tra cui anche di otto sacerdoti: don Andrea Bigalli, don Leonardo Guerri, don Gian Pietro Guerrini, don Carlo Prezzolini, don Aldo Antonelli, don Vincenzo Russo, don Alessandro Santoro e don Paolo Aglietti. «Ci siamo — commenta Sandra Gesualdi, figlia di Michele — Il fatto che la maggioranza del mondo cattolico si sia messa una mano sulla coscienza è un fatto davvero importante. Non ci sono più solo i radicali e la sinistra come invece è stato negli ultimi quindici anni. È una legge molto ben scritta, frutto di una mediazione millimetrica, di valore altissimo, direi quasi costituzionale».