Rossi e i tagli ai fondi Ue «In piazza con le aziende»
Il governatore lancia la protesta: muoviamoci tutti in difesa dei finanziamenti
Una manifestazione a Bruxelles, con tutti i rappresentanti delle Regioni europee. Ma prima, in Toscana, una iniziativa, una protesta, a cui chiamerà tutte le aziende e gli enti, oltre 7 mila, che negli anni hanno ottenuto finanziamenti europei. È la mossa del presidente Enrico Rossi contro il rischio che la Commissione europea tagli di un miliardo e mezzo i fondi per la nostra regione.
«Dobbiamo muoverci tutti». Per lanciare una mobilitazione contro il possibile taglio di un miliardo e mezzo di euro di fondi europei in Toscana, il governatore Enrico Rossi chiede alla «forze sociali ed ai parlamentari europei» di muoversi, di fare pressione. Non solo una manifestazione a gennaio, a Bruxelles, con delegazioni di tutte le Regioni — che gestiscono i fondi europei — coinvolte nel possibile taglio. Ma prima, in Toscana, un’iniziativa: Rossi chiamerà a raccolta gli oltre settemila soggetti finanziati, tutti quelli che hanno ricevuto fondi, in questi ultimi 14 anni. Cioè aziende, università, istituzioni, enti e singoli cittadini, a partire dagli under 35 coinvolti in Giovani Sì, che hanno visto i loro progetti sostenuti da oltre due miliardi di risorse europee, a cui si sono aggiunti altrettanti investimenti statali, regionali e privati. Un’altra manifestazione per dire: ecco di cosa dobbiamo fare a meno. «Dobbiamo muoverci tutti: istituzioni, forze sociali e parlamentari che proveremo a coinvolgere» spiega Rossi, che ricorda come si decisivo sia «il ruolo dei governi: anche dei nostri europarlamentari e del nostro governo». Insomma, un appello a muoversi, finora l’azione è stata troppo debole.
Il governatore toscano, ora in Mpd, usa parole prudenti nei confronti del governo italiano a guida Pd, che è stato, in questa fase di codifica del futuro dei fondi, molto prudente: è infatti da sempre più interessato alla flessibilità dei conti (che consentono manovre da parte dello Stato) che ai fondi di coesione sociale (che passano dalle Regioni). Rossi quindi allarga il fronte e dà un’indicazione di scenario, del perché in questo momento ci siano queste difficoltà sul fondo di coesione sociale europeo: «I governi davvero contano molto — spiega — perché loro non vogliono aumentare i contributi all’Unione europea ma non vogliono neppure introdurre una tassazione che passi da Bruxelles, come un Tobin tax o altri tributi, darebbero all’Unione un bilancio con proprie entrate. Però — prosegue — allo stesso tempo vogliono risorse per la sicurezza per la difesa per l’immigrazione e quindi riducono la politica di coesione. Senza una vera mobilitazione resterà solo l’Europa dei mercati e non quella sociale».
I fondi europei sono così importanti, per le aziende, che quando arrivano in ritardo diventano anche un caso politico. A sollevarlo è il consigliere regionale di Sì Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori, secondo cui «il sistema di gestione, controllo e pagamento dei fondi europei di sviluppo regionale (Fesr) è vicino al collasso. Con grave danno per le piccole e medie imprese della regione, che registrano ritardi di quasi un anno nelle liquidazioni». «In passato il meccanismo regionale di gestione funzionava decisamente meglio, ma inspiegabilmente lo si è voluto smontare, attraverso una riorganizzazione disastrosa», spiega ancora Fattori, che indica nel passaggio dalla gestione di Artea a Sviluppo Toscana spa, avvenuto nel 2014, l’inizio dei problemi.
Il consigliere parla di utilizzo «abnorme» di personale precario, di esternalizzazione dei servizi e di un software, il Siuf, «del tutto inadeguato allo scopo, ma pagato una fortuna». La situazione di difficoltà, se pur in termini più moderati, viene confermata da Cna Firenze: «Effettivamente registriamo dei ritardi nell’erogazione dei fondi — spiega l’organizzazione degli artigiani — In particolare, il bando sulla microinnovazione è fermo da giugno. Speriamo si tratti solo di un disguido temporaneo e che la situazione si sblocchi quanto prima».
Un caso Sì Toscana lamenta gravi ritardi anche nell’erogazione dei fondi già stanziati