Corriere Fiorentino

Cori e abbracci, Cecchi Gori si commuove

Al Paszkwoski per la tv, mentre i tifosi cantano. E lui parla di Scorsese

- Antonio Passanese

«Un presidente, c’è solo un presidente…», proprio come vent’anni fa allo stadio. E poi: «Vittorio, ricomprala tu la Fiorentina». Un centinaio tra tifosi viola e nostalgici dell’era Cecchi Gori, ieri, si è ritrovato al bar Paszkowski di piazza della Repubblica per salutare, abbracciar­e e fotografar­e «Vittorione» (che ha registrato un’intervista per Sabato Italiano di Rai Uno, in onda il 30 dicembre).

«Sono tornato a Firenze — racconta l’ex presidente della Fiorentina che dopo il fallimento ha vissuto in una sorta di esilio forzato per evitare l’ira e le continue offese dei tifosi — dopo mesi o forse anni. Da quecolto sta città manco da così tanto tempo che non ricordo neanche più l’ultima volta che c’ho messo piede».

La Rai ha deciso di aiutare Vittorio Cecchi Gori, sovrappeso e quasi irriconosc­ibile, a risollevar­si. L’idea è venuta alla stessa conduttric­e di Sabato Italiano, Eleonora Daniele, che qualche settimana fa aveva rac- un’intervista sfogo del produttore cinematogr­afico. Prima di tutto una lunga cura sotto la stretta sorveglian­za di un nutrizioni­sta e il sostegno di un fisioterap­ista: tutto con il contributo della tv di Stato. Il calcio era la sua passione, oggi lo segue con più distacco («è cambiato tutto, non è più la stessa cosa. Alla fine, però, chi ha undici giocatori bravi vince le partite»). Ma «Firenze non è solo la Fiorentina. È la mia città, ho tanti ricordi: gli amici, gli amori e la gioventù», aggiunge. Preferisce invece non parlare dei Della Valle, «non li conosco. Preferisco starne fuori». Certo della Fiorentina è rimasto un grande tifoso, «Pioli? È un bravissimo ragazzo, educato, quindi è un caro amico», e per questo «mi auguro che le cose gli vadano bene». E il suo volto si illumina quando qualcuno gli chiede cosa fa: «Mi occupo ancora di cinema che è la mia vita, una passione da cui difficilme­nte riesco a staccarmi. E devo ringraziar­e il mio babbo, Mario, che me l’ha trasmessa quando ancora avevo i calzoncini corti», prosegue ricordando che da poco ha prodotto «Silence di Scorsese. Per il prossimo anno ho in ponte un progetto in Giappone».

Dopo aver sorseggiat­o un tè, mangiato qualche pasticcino e Vittorio Cecchi Gori al Café Paszkowski un po’ di frutta fresca, «Vittorione», sorretto dal suo tutore e da alcuni amici, con grande difficoltà cerca di salire le scale che portano sul soppalco del bar Paszkowski per registrare l’intervista. «Come sto? Lei come mi vede? Io sto bene», conclude mentre aspetta un po’ di vecchi amici che hanno assicurato di venire a salutarlo (ma si presenta solo il comico Gaetano Gennai che lo abbraccia) in quella piazza dove fin da bambino veniva con i genitori, Mario e Valeria. Ora per ristruttur­azione è chiuso anche l’hotel dove avevano sempre una stanza: «Qui tutto è cambiato, ma Firenze è sempre Firenze».

L’ex patron viola «Firenze è la mia città, ma manco da così tanto tempo da non ricordarlo più»

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