Tre promesse per Sollicciano
Nardella ai detenuti: «Nuovo nome al carcere, autobus e una struttura per il lavoro»
Applausi per l’intervento del sindaco Nardella, ma anche qualche fischio e soprattutto un appello: «Non ci abbandonate». Il Consiglio comunale si è riunito dentro il carcere di Sollicciano: c’era anche il ministro Orlando.
«Voi siete cittadini dentro Sollicciano. Anche tra queste mura non vivete una parentesi in cui smettete di essere cittadini». Il sindaco Dario Nardella strappa applausi ai cittadinidetenuti. Per Sollicciano è una giornata diversa dalle altre. Nel teatro va in scena il Consiglio comunale in trasferta. Arrivano tutti per l’occasione: il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il sottosegretario Gennaro Migliore, l’onorevole David Ermini, responsabile giustizia del Pd, il provveditore regionale Antonio Fullone, il neo nominato direttore di Sollicciano Fabio Prestipino, i garanti dei detenuti Franco Corleone ed Eros Cruccolini, la psichiatra Gemma Brandi, responsabile della sanità. Tutti in piedi a cantare l’inno d’Italia e d’Europa, poi si comincia.
Il ministro Orlando annuncia che presto ci saranno 2.064 agenti penitenziari in più nelle carceri italiane, spiega che arriveranno 60 milioni da qui al 2020 per sostenere la riforma del processo penale e dell’ordinamento penitenziario ed evoca i rischi di radicalizzazione se si smarrisce il senso di umanità. «Il carcere non sia un buio caveau in cui rinchiudere monete che non hanno corso legale», conclude prima di rientrare a Roma per un consiglio dei ministri.
In fondo al teatro ci sono i detenuti. Si riconoscono alcuni volti noti alle cronache, come Mirco Alessi, l’uomo condannato pochi giorni fa a trent’anni per aver ucciso due transessuali in via Fiume, o come Pietro Bivona che si presenta come «il detenuto più vecchio», da quindici anni a Sollicciano per aver ucciso una donna. Dopo la lunga serie di interventi istituzionali i reclusi scalpitano. Vorrebbero sentire parlare dei loro problemi, di quello che si mangia, delle celle sovraffollate, dell’acqua calda e del riscaldamento che manca, del lavoro che non c’è, dei troppi suicidi, di dignità e di diritti smarriti in quel mondo alla periferia del mondo o, per dirla con il garante Corleone, «in quella discarica sociale dove i corpi sono ammassati». «Parlate di noi» è la voce con accento straniero che si alza dal fondo del teatro. Parlano Pietro, Martina, Pamela e Ivan. Poi tocca a Nardella. Che racconta della sua esperienza più bella, quella di volontario nel carcere di Prato quando andava a insegnare a detenuti che, per una sorta di contrappasso, volevano studiare giurisprudenza.
«Tutto quello che succede qui dentro — dice Nardella — ha un’eco fuori. Per questo bisogna trasformare un luogo di risentimento e di dolore in luogo di speranza. Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si è stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini prestigiosi ma i cittadini più umili. Il carcere deve essere un problema di tutti, perché se è vero che c’è il 70 per cento di recidiva, significa anche che c’è un interesse pubblico nella rieducazione dei condannati». Nardella propone poi di intitolare Sollicciano al magistrato Alessandro Margara, l’uomo che ha dedicato la sua vita a migliorare le condizioni dei detenuti, ricorda che l’amministrazione comunale ha stabilito di «destinare il 5% delle risorse ricavate dagli appalti a misure in favore di coop che si occupano di fasce deboli e detenuti» e dice che Palazzo Vecchio sta cercando anche «un immobile da mettere a disposizione delle attività dei detenuti in semilibertà». Infine la notizia più attesa (qui Nardella invita i detenuti a
Il garante Corleone Noi saremo cani da guardia: cominciamo chiedendo di restituire la commissione detenuti per verificare come cambiano le condizioni
fare come San Tommaso: riservate l’applauso a cose fatte, non alle promesse): «Siamo al lavoro con il Comune di Scandicci per migliorare i trasporti pubblici da e per Sollicciano. Da giugno verranno potenziate le linee».
«Saremo cani da guardia — promette Corleone — e cominciamo chiedendo di restituire la commissione detenuti e detenute, per verificare come cambiano le condizioni di vita. Il carcere deve vivere tutto il giorno». Protesta da parte della Uil polizia penitenziaria per non aver avuto la possibilità di intervenire: «Lavoriamo in condizioni difficili — spiegano — nel corso dell’ultimo anno ci sono state quasi 80 aggressioni agli agenti e nell’ultimo triennio a livello nazionale sono stati 105 i suicidi tra il personale che lavora in carcere».