«Snob, orgogliosi, raffinati: i fiorentini ci somigliano»
Clet, artista della street art, è nato in Bretagna ma vive qui: vivere la bellezza aiuta a essere felici
Firenze e la Francia sono simboli dell’Umanesimo. Mi auguro che Veretout e gli altri si proiettino nella città come ho fatto io
Nel mappamondo viola la puntina più grande è quella fissata sulla Francia. Laurini, Veretout, Eysseric e Thereau costituiscono una felice colonia transalpina a Firenze. «Vivere e annusare la bellezza aiuta ad essere più felici. È una componente fondamentale per essere positivi, per vivere in armonia».
Parola di Clet, artista che da dieci anni è stato adottato da Firenze. È qui che ha iniziato a trasformare cartelli stradali in opere d’arte con modifiche simpatiche e talvolta irriverenti. E così l’obbligo di svolta è diventato una lisca di pesce e un divieto di accesso un peso in mano ad un uomo. «Non ho ancora pensato di celebrare i francesi di Firenze con opere d’arte ma è sicuramente un aspetto su cui riflettere. Devo ammettere, intanto, che in città i miei connazionali si trovano sempre bene».
Un caso? Probabilmente no, ci sono delle affinità fra questi due mondi che riducono la distanza. Quasi la annullano. «Fiorentini e francesi si sentono i migliori, osservano l’esterno con diffidenza e un pizzico di presunzione. Ciò che conta però è non diventare schiavi delle proprie certezze». Del resto anche la storia ha unito in maniera invisibile Firenze e la Francia. «Sono due simboli dell’Umanesimo, un movimento fondamentale per l’evoluzione della civiltà. È evidente, siamo uniti da tanto tempo. E mi auguro che Veretout e gli altri possano proiettarsi in questa città, proprio come sto facendo io da tanto tempo». La Fiorentina l’hanno voluta tutti, da Laurini che ha rifiutato la Sampdoria a Thereau che da anni sognava di fare del Franchi il suo stadio. Grinta e forza di volontà, quella che proprio Veretout mette in campo in ogni singolo minuto di gara. «Venendo a Firenze hanno effettuato un passo in avanti nella propria carriera. Hanno dimostrato caratteristiche giuste per la Fiorentina che, pur non essendo una grande del calcio italiano, fa di tutto per stare a ridosso delle prime della classe». Pur non essendo appassionatissimo di calcio, presto Clet sarà allo stadio: «Sono andato al Franchi per vedere una partita contro il Livorno tanti anni fa, non escludo che potrei tornarci». Magari potrebbe essere l’occasione giusta per conoscere Pioli. L’allenatore viola apprezza l’arte e ha scelto di comunicare col gruppo anche tramite cartelli motivazionali affissi nella palestra. «È una tecnica che mi piace e che sento mia. È un tipo di tecnica comunicativa visuale, universale e sintetica molto efficace». E in effetti, almeno coi francesi viola, sembra aver funzionato alla perfezione.