Corriere Fiorentino

Condanna bis a padre Gratien per Guerrina E lui: «Sentenza razzista»

In Appello 25 anni (con sconto di due) per il delitto di Guerrina, mai ritrovata

- Antonella Mollica © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Bastano poco meno di due ore di camera di consiglio ai giudici dell’Appello per scrivere la seconda condanna per padre Gratien: 25 anni di reclusione per aver ucciso e nascosto il corpo di Guerrina Piscaglia, la donna di 50 anni di Cà Raffaello, paesino della provincia aretina in mezzo alla Romagna, scomparsa da casa il primo maggio 2014 e mai più ritrovata. In primo grado la corte d’assise di Arezzo aveva condannato il frate congolese a 27 anni, ieri la corte presieduta da Alessandro Nencini, ha fatto lo sconto di due anni (si capirà dalle motivazion­i il perché).

Gratien Alabi, 49 anni, si trova agli arresti domiciliar­i con il braccialet­to. In aula accanto ai suoi difensori, gli avvocati Riziero Angeletti e Francesco Zacheo, ascolta attentamen­te tutti e dopo la lettura della sentenza si lascia andare a un solo commento: «Sentenza razzista, non è stata una sorpresa, visto anche l’atteggiame­nto del giudice che ha chiesto ai miei avvocati di non parlare più di due ore e quindici minuti».

Presente in aula anche il marito di Guerrina, Mirco Alessandri­ni. Elegantiss­imo accanto al suo legale, l’avvocato Nicola Detti, alla lettura della sentenza fa il segno di vittoria e con le lacrime agli occhi abbraccia tutti. «Non abbiamo mai smesso di cercare il corpo di Guerrina anche con i cani molecolari e continuere­mo a farlo», dice l’avvocato.

Il processo si era aperto poco prima delle 10 con il pg Luciana Piras e il pm del processo di primo grado, Marco Dioni, che hanno chiesto la conferma della condanna del primo grado. «Guerrina era infelice e fragile — dice la pg Piras — aveva un figlio disabile, era sposata con un uomo che aveva tanti problemi, aveva perso il lavoro e aveva il vizio di bere. Così la solitudine e la depression­e l’hanno portata a individuar­e in padre Gratien la persona giusta, forte e con un ruolo sociale. Lei sogna che lui lasci l’abito talare per andare a vivere insieme. Ma lui non intende fare quello che lei chiede. Così Guerrina diventa pericolosa. Lui, diventato sacerdote in età adulta arrivando da un Paese povero, teme di perdere tutto». Così la uccide. Quel giorno della scomparsa Guerrina, dopo pranzo, lo raggiunge nella canonica. E da quel momento sparisce. Alle 15 Gratien va a celebrare un funerale accompagna­to proprio dal marito di Guerrina. «Quel sacerdote prima ha ucciso — dicono gli avvocati di parte civile — e poi ha consacrato il corpo di Cristo». «È un processo indiziario — dice l’avvocato Angeletti alla Corte — è un omicidio senza cadavere e nel corso del processo si è parlato del fatto che Gratien beve e va con le prostitute. Perché non ipotizzare che quel giorno di maggio Guerrina si sia allontanat­a per sua volontà e poi si sia uccisa visto il periodo di difficoltà che stava vivendo?». Nessun allontanam­ento volontario, sostengono accusa e avvocati di parte civile. «Lei non avrebbe mai lasciato suo figlio Lorenzo».

La difesa di Gratien aspetta le motivazion­i e poi farà ricorso in Cassazione. Con la speranza che si ripeta la stessa cosa del processo per l’omicidio di Amanda Knox, visto che il giudice è lo stesso: condanna in Appello, poi ribaltata in Cassazione.

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Padre Gratien Alabi, ieri, all’ingresso dell’aula della Corte d’Appello

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