I viola degli anni Novanta: «Forza Vittorio, rialzati»
Cecchi Gori ancora in rianimazione a Roma. La visita di Antognoni in ospedale
Sta un po’ meglio Vittorio Cecchi Gori, ricoverato in rianimazione dalla vigilia di Natale per un’ischemia cerebrale. Ieri gli ha fatto visita anche Giancarlo Antognoni. E gli ex viola: «Forza, lottatore».
Robbiati Per lui ero come un figlio, spero che guarisca in fretta Adani È come un dieci sudamericano, sempre in lotta contro qualcosa
Dopo la grande paura, un mezzo sospiro di sollievo. Vittorio Cecchi Gori pare aver superato il momento più complicato, ma resta comunque in rianimazione al Policlinico Gemelli di Roma dopo l’ischemia cerebrale e i problemi cardiovascolari che lo hanno colpito nel giorno della vigilia di Natale.
Appena due settimane fa è stato a Firenze al Caffè Paszkowski in collegamento con i suoi amici per la trasmissione Rai «Sabato Italiano». Ieri, oltre ai medici del reparto, gli unici che hanno potuto vedere il presidente della Fiorentina anni Novanta sono stati l’ex moglie Rita Rusic e il figlio Mario, arrivati da Miami dove vivono da anni: «Era cosciente e contento di vederci. Si è commosso», hanno detto all’uscita dall’ospedale. Anche Giancarlo Antognoni, club manager viola, ha lasciato il ritiro della squadra per far sentire la propria vicinanza a Cecchi Gori: «Vittorio è un mio amico, è stato mio presidente per dieci anni. L’ho trovato meglio di quanto credessi». Ma sono tantissimi anche i messaggi dei campioni che con la sua Fiorentina hanno vinto due coppe Italia, una Supercoppa italiana, di giocare la Coppa dei Campioni e sfiorare il terzo scudetto. A partire dal numero 1, Francesco Toldo: «Ultimamente ho sentito che evidenziava la sua solitudine — dice — e mi dispiace di ciò che gli è accaduto. Gli auguro con tutto il cuore una veloce guarigione e aggiungo che tutto il popolo viola gli vuole bene in ricordo degli ultimi suoi successi da presidente della Fiorentina». Ovvero gli ultimi successi della storia viola. Vicino a «Vittorione» anche Lorenzo Amoruso: «È bello ricordare — racconta — che quando veniva a trovarci nello spogliatoio o durante un allenamento, diventava uno di noi si immedesimava. E poi cercava di spronarti con le parole, anche con piccole urla. Era uno molto sanguigno, tutti lo sapevano, ma il fatto che lui perdesse quella distanza che qualcuno poteva pensare avesse essendo un presidente, era bello. Vittorio Cecchi Gori era uno della rosa». Da un difensore ad un attaccante: «Ho saputo quello che gli è successo — dice Lulù Oliveira — mi dispiace tanto che stia passando un momento così difficile. Con lui ho sempre avuto un bellissimo rapporto. È stato un grandissimo presidente e gli auguro che possa riprendersi prima possibile».
E poi il «figliol prodigo», Anselmo Robbiati: «Mi viene sempre in mente l’episodio con Malesani, quando scese negli spogliatoi e si arrabbiò con lui perché non mi faceva entrare. Vittorio mi trattava come un figlio –e mi dispiace molto per quello che gli è successo. Spero che riesca a guarire presto». Da «Spadino» al «Leone di Wembley» Fabio Rossitto, che descrive Cecchi Gori in poche parole: «Vittorio era semplicemente un innamorato pazzo della Fiorentina». Ciccio Baiano gli fa da eco: «Era un presidente tifoso che amava la sua squadra, ce la farà anche stavolta». Anche se il ricordo forse più originale è quello di Daniele Adani: «Se penso a Vittorio, penso ad un numero 10 sudamericano in lotta contro il sistema». E già: un uomo sempre in lotta, in queste ore per la vita.