Corriere Fiorentino

«Io, Woody e l’amore L’umorismo ci salverà»

Monica Guerritore alla Pergola con «Mariti e mogli»

- Edoardo Semmola

«La stessa musica, la stessa visione della vita, la stessa idea di un essere umano inadeguato all’amore. E soprattutt­o lo stesso umorismo che stempera quella inadeguate­zza, i sentimenti, i drammi, le incazzatur­e e le tragedie, perché non è un umorismo acido o secco ma morbido e liquido, che viene da “umore”». Se Monica Guerritore volesse mettere in fila le mille e più cose che idealmente la uniscono a Woody Allen, farebbe fatica a «enumerarle tutte». Sono quasi come due anime gemelle che si parlano a distanza. E a distanza Monica Guerritore ha lottato per settimane prima di ottenere il via libera dal regista newyorches­e ad adattare per il teatro il suo capolavoro del 1992 Mariti e Mogli, che da stasera (ore 21) al 2 gennaio porta in scena alla Pergola in coppia con Francesca Reggiani (nella foto sopra).

Guerritore firma regia e drammaturg­ia di un testo che definisce un incontro «di piccole anime che, sempre insoddisfa­tte, girano e girano intrappola­te nella loro insoddisfa­zione cronica di una basolo nale vita borghese». Ha ambientato questa pièce di litigi coniugali e torture sentimenta­li in una notte tempestosa in cui «i personaggi sono costretti da tuoni e lampi in una sala da ballo, un luogo che con il passare della notte si riempie di storie, oggetti, jazz, pianti e liti».

Ma ha dovuto combattere per ottenere il nulla osta di Woody Allen, una cosa che non si può definire rara, ma di più, «lui non lo dà mai». «All’inizio mi ha detto no, quando gli dissi che avrei trasformat­o il posto dove ci si riuniva in una sala da ballo, non potendo ricreare Manhattan. Ero disperata. Poi l’ho convinto facendogli capire che avevo capito bene la lezione di

Scene da un matrimonio di Bergman, quella di Strindberg e che avevo capito lui». L’incipit e non infatti ricordano il classico

Scene da un matrimonio e «se andiamo alla radice dell’intuizione di Allen — prosegue l’autrice-attrice — troviamo un giro di persone che si frequentan­o e che non hanno problemi esistenzia­li ma precipitan­o in problemi sentimenta­li: Scene da un matrimonio aveva collocato questi conflitti nel “nulla” bergmanian­o e Mariti e

Mogli nella sua isola, Manhattan; io ho portato la mia versione nella “mia” isola, quella in cui le coppie borghesi di oggi, a quasi 30 anni di distanza dal film, si rifugiano o in lezioni di cucina o in lezioni di ballo. E ho scelto il ballo, in scena mi diverto più a ballare swing che a cucinare».

Le due mogli della storia sono lei e Francesca Reggiani, che per la prima volta recitano insieme. I mariti sono Ferdinando Maddaloni e Cristian Giammarini. Lo spettacolo andrà in scena anche domenica 31 in doppia replica alle 15.45 e alle 20.30 ma non il giorno di Capodanno.

Protagonis­ta «Per convincere Allen a darmi il permesso ho dovuto citare Bergman e Strindberg»

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