Scappa dal compagno che picchia lei e il figlio
Aiutata dai vigili, ora è in una casa protetta
Le hanno accompagnate in una residenza protetta dopo le numerose violenze ricevute dal compagno, suo convivente, che aveva comportamenti minacciosi anche nei confronti del figlio piccolo. Così la madre del ragazzino, stanca delle continue angherie, ha deciso di chiedere aiuto alla polizia municipale. Ed è per questo motivo che il «nucleo violenza di genere» — unità specializzata dei vigili urbano in materie così delicate — ha accompagnato mamma e figlio all’ospedale dove è stato attivato il codice rosa. Dopo aver terminato la procedura, che è stata effettuata in collaborazione con gli assistenti sociali, mamma e figlio hanno trovato un posto all’interno di una struttura protetta «dove nessuno potrà più maltrattarli», recita un comunicato stampa diramato da Palazzo Vecchio. Stando a quanto ricostruito dalla polizia municipale i protagonisti di questa vicenda sono una ragazza di 29 anni, disoccupata, originaria dell’Est europeo,e il figlio di appena due anni: entrambi avrebbero subito violenze per oltre 38 mesi dall’uomo, che poi è stato denunciato a piede libero per minacce, maltrattamenti e lesioni personali. Adesso sarà la Procura, anche in base al referto rilasciato dall’ospedale, a decidere se chiedere o meno l’arresto dell’uomo. Sta di fatto che dopo le ultime botte ricevute, la donna ha deciso, alcuni giorni fa, di andare di persona a chiedere aiuto al Comando della polizia municipale di Porta al Prato. Si è presentata in lacrime agli agenti ed ha raccontato delle numerose violenze fisiche e psicologiche subite dal suo convivente. Stando al racconto della donna, l’uomo — un operaio 32enne anche lui originario dell’est europeo — più volte avrebbe avuto nei confronti della compagna comportamenti prevaricatori e minacciosi. Non solo: la sua violenza si sarebbe rivolta anche nei confronti del bambino. Gli agenti, una volta allertati i colleghi del nucleo violenza di genere, hanno accompagnato la donna e il figlio in ospedale. A quel punto la giovane mamma — dopo essere stata sottoposta a visita medica — è stata inserita insieme al bambino all’interno di una struttura protetta grazie anche alla collaborazione degli assistenti sociali. Le minacce sono finite.