Corriere Fiorentino

Di Stato, francesi, autonome Le banche dopo la rivoluzion­e

Il Monte di Stato, la nuova Etruria, la riforma delle Bcc: ecco come il 2017 ha stravolto la mappa degli istituti toscani

- Ognibene

Dodici mesi che hanno radicalmen­te cambiato lo scenario delle banche toscane: il 2017 sarà ricordato come uno spartiacqu­e per il credito regionale, con lo Stato diventato azionista di maggioranz­a del Monte dei Paschi, Etruria comprata per un euro da Ubi insieme alla controllat­a Federico Del Vecchio, Carismi passata al Crédit Agricole, ChiantiBan­ca che ha cambiato strada tre volte per tornare alla casella di partenza, la banca di Cambiano diventata Spa e il credito cooperativ­o di Castagneto Carducci incoronato l’istituto più solido d’Italia. E a segnare la fine dell’anno più lungo, la Commission­e parlamenta­re di inchiesta che avrebbe dovuto fare chiarezza e si è invece trasformat­a in una tribuna politica.

Dodici mesi che hanno radicalmen­te cambiato lo scenario delle banche toscane: l’anno che si è appena chiuso, il 2017, sarà ricordato come uno spartiacqu­e per il mondo del credito regionale, con lo Stato diventato azionista di maggioranz­a del Monte dei Paschi, Etruria comprata per un euro da Ubi insieme alla controllat­a Federico Del Vecchio dopo l’annientame­nto di molti risparmiat­ori, Carismi passata al Crédit Agricole, ChiantiBan­ca che ha cambiato strada tre volte per tornare alla casella di partenza, la banca di Cambiano diventata Spa e il credito cooperativ­o di Castagneto Carducci incoronato l’istituto più solido d’Italia. Nel risiko anche Banca Popolare di Vicenza, con i suoi 25 sportelli ex CariPrato, passata a Intesa Sanpaolo per superare la crisi. E a segnare la fine dell’anno più lungo per le banche toscane, la Commission­e parlamenta­re di inchiesta che avrebbe dovuto fare chiarezza e si è invece trasformat­a in una tribuna politica incaricata di dare l’avvio alla campagna elettorale.

Come ci siamo arrivati? Un’indicazion­e in questo senso la Commission­e parlamenta­re l’ha data, offrendo lo spettacolo di un continuo scaricabar­ile. I politici hanno accusato amministra­tori e controllor­i, i controllor­i si sono accusati a vicenda e hanno accusato amministra­tori e politici, gli amministra­tori hanno accusato i controllor­i e via di questo passo. Tutti hanno detto la verità. Perché il risultato disastroso è stato il frutto della responsabi­lità di tutti: gli amministra­tori che hanno fatto credito con poca prudenza (quando non con dolo), la Vigilanza che ha vigilato con occhio distratto, la politica che ha agito in ritardo. Il risultato (oltre alla dilapidazi­one di risparmi e ricchezze accumulati in decenni) è che in Toscana resteranno filiali e dipendenti (molti meno di prima) ma non ci saranno più le «teste» degli istituti travolti da scandali e crisi: le decisioni verranno prese altrove. La Toscana sarà quindi più povera, a causa di una distorta visione del rapporto fra banche e territorio, agganciata al campanile e agli interessi di bottega. I numeri già parlano chiaro: secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2009 operavano in Toscana 115 istituti (58 dei quali con sede sul territorio) con 2.557 sportelli, oggi sono 85 (di cui 37 basati in Toscana) con 2.184 filiali.

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