Corriere Fiorentino

Un anno infuocato, andata e ritorno sull’asse Roma-Trento

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Un anno da far girare la testa, quello di ChiantiBan­ca che alla fine è tornata al punto di partenza. Il 18 dicembre 2016 la prima sorpresa: dopo che per mesi gli amministra­tori avevano fatto intendere di voler trasformar­e l’istituto in una Spa, l’assemblea approvò la proposta del Cda presieduto da Lorenzo Bini Smaghi di far restare ChiantiBan­ca una Bcc ma fuori dall’alveo di Iccrea, in favore della holding «alternativ­a» guidata dai trentini di Cassa Centrale. La banca chiuse poi l’esercizio con un passivo di 90,4 milioni di euro (assorbito per intero dalle riserve), per effetto di rettifiche sui valori dei crediti erogati in passato pari a 120 milioni: da lì, la fuoriuscit­a dell’ex dg Andrea Bianchi e di metà del Cda e l’iscrizione dei manager nel registro degli indagati per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza. A maggio 2017, il secondo colpo di scena: l’assemblea approva l’adesione al gruppo di Cassa Centrale ma boccia il presidente Lorenzo Bini Smaghi e preferisce la lista «Fedeltà alla cooperazio­ne». Nuovo presidente è Cristiano Iacopozzi. I conti del primo semestre 2017 mostrano che ChiantiBan­ca ha retto il colpo ed è tornata all’utile (2 milioni). Dopo una campagna elettorale infuocata, poi, il 10 dicembre i soci hanno approvato la proposta del Cda targato Iacopozzi di aderire alla holding di Iccrea. Servirà un’ assemblea straordina­ria per confermarl­o, mentre Trento promette di mandare il conto per il danno subito.

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