Corriere Fiorentino

Io e il ‘68

Giannozzo Pucci: «Insabbiate le nostre battaglie»

- di Alessandro Bedini

«La prima esperienza di una solidariet­à vissuta e gratuita è stata in occasione dell’alluvione di Firenze nel 1966. Ci fu un ampio movimento di solidariet­à che ha influenzat­o moltissimo la vita della città e di chi ha partecipat­o da volontario alla sua rinascita».

A fare memoria di quegli anni è Giannozzo Pucci, testimone partecipe di quella stagione straordina­ria. Appartenen­te a una delle più antiche famiglie fiorentine, i documenti su di essa risalgono al XIII secolo, Giannozzo si è battuto e continua a battersi per una società in linea con quelle tradizioni naturali che sono il fondamento del vivere comunitari­o. L’impegno nel mondo cattolico fiorentino, i Quaderni di Ontignano, l’agricoltur­a naturale e il ritorno alla terra, la fierucola del pane, sono iniziative partorite da una comunità di cui Giannozzo Pucci è l’ispiratore e il protagonis­ta. Raccoglier­e quelle esperienze e riviverle alla luce della più autentica tradizione cattolica non deve essere stato facile. Da quei ricordi, da quelle esperienze è nato un libro: La rivoluzion­e integrale. Idee e proposte ispirate all’ ecologia integrale dell’enciclica Laudato si’, pubblicato alcune settimane fa dalla Libreria Editrice Fiorentina che guida dal 2004. Una silloge che guarda al mondo dell’ecologia, alla luce degli scritti dei padri della Chiesa e in particolar­e della

Laudato si’ di Papa Francesco: «È lì che abita la vera rivoluzion­e integrale — afferma Giannozzo Pucci — da qui il titolo del mio libro, perché sono convinto che Papa Francesco sia riuscito a dare un fondamento radicale alle tendenze che si oppongono allo sfruttamen­to della terra, al consumismo, alle ideologie materialis­te».

Lei nel suo libro parte da lontano, dai discorsi di Mario Savio al campus universita­rio di Berkley nel 1964, il movimento studentesc­o nasce in Italia assai più tardi.

«Proprio così, Savio si batteva contro il meccanicis­mo delle società industrial­i e si opponeva a che le Università sfornasser­o clienti anziché uomini liberi».

Prima il movimento studentesc­o a Firenze, poi l’esperienza con le Liste Verdi e il suo allontanam­ento dall’ecologismo politico creato da Rutelli e dai Verdi arcobaleno. Un percorso travagliat­o il suo. «Capisco che possa apparire tale, ma non è così. Come scrivo ne La rivoluzion­e integrale, sono entrato nel movimento studentesc­o alla facoltà di Architettu­ra dell’ateneo fiorentino. Ero in un gruppo con Umberto Eco che lo guidava. I temi erano quelli dell’anticonsum­ismo che già coltivavo. Poi prevalsero le parole d’ordine di derivazion­e marxista che secondo me portavano fuori strada. Risuonavan­o argomenti vecchi di due secoli che smorzavano la critica alla società dei consumi». Quest’anno cadono i cin-

quant’anni dal Sessantott­o che lei ha vissuto da vicino. Nelle pagine del libro mi pare di percepire parecchia delusione.

«È vero, secondo me il Sessantott­o è stato ingoiato dal sistema. Dai liberali del Settecento ai giacobini poi i marxisti e i fascisti avevano un tratto comune: puntavano ad eliminare qualsiasi cosa ci fosse tra l’individuo e lo Stato, qualsiasi democrazia del quotidiano

per ridurla al solo momento elettorale quando c’era. Destra e Sinistra non sono opzioni alternativ­e. Il Sessantott­o si è insabbiato anche perché ha preso per buone queste categorie, solo apparentem­ente antitetich­e e invece funzionali alle società borghesi e consumiste». E i Verdi?

«Quando a Firenze ha avuto inizio il movimento verde, nel 1985, vi sono confluite persone che provenivan­o da esperienze politiche diverse, altri come me che hanno visto in questo movimento e nella simpatia che suscitava tra la gente, una novità politica. Sono entrato nel movimento verde a Firenze quando si sono radunate queste persone. Prima esistevano soltanto iniziative sui singoli aspetti».

Lei ha lavorato per la federazion­e delle Liste Verdi, proprio per dare uno sbocco politico a queste iniziative sparse ed è stato eletto consiglier­e comunale di Firenze nel 1990.

«Sì è vero, volevamo portare avanti un progetto politico nel quale i vari soggetti godessero della loro autonomia, un po’ come nei comuni medievali per fare un esempio. Non siamo riusciti a creare un centro forte purtroppo».

Quindi la sua rivoluzion­e integrale passa da questi momenti fondanti...

«Certo ma ribadisco che il punto focale è la Laudato si’ di Papa Francesco».

Alla fine del suo libro lei fa una dedica particolar­e a Giorgio La Pira, dopo peraltro aver ricordato l’importanza di personaggi come Don Milani, Elia Dalla Costa, Don Divo Barsotti, insomma la grande stagione del cattolices­imo fiorentino.

«La visione di La Pira rappresent­a un fondamenta­le contributo a quella che io chiamo rivoluzion­e integrale soprattutt­o per il ruolo che egli attribuiva a Firenze. Ha saputo disegnare una parte del sogno, la rivoluzion­e si fa pensando a una realtà diversa da quella che abbiamo, sostituend­o le cose che non vanno con il come dovrebbero andare. La Pira ha sognato tutto questo e noi lo facciamo ancora sennò che rivoluzion­e integrale sarebbe?».

Alla facoltà di architettu­ra ero in un gruppo guidato da Umberto Eco

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Giannozzo Pucci sulla terrazza di Palazzo Pucci dove ha creato un vero e proprio orto
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L’amore per gli animali Alcune vecchie fotografie degli anni Settanta in cui un giovane Giannozzo Pucci cerca di salvare una vacca di antica razza pontremole­se. È noto il suo impegno nel recuperare razze di animali in estinzione (archivio Giannozzo...

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