Corriere Fiorentino

«Abusano di un’idea lanciata dal Pd Non sono credibili» GLI AVVERSARI

La renziana Cantini: resteremo noi i più votati

- Giorgio Bernardini

Si fanno troppe primarie Sono utili quelle per sindaci e governator­i, perché si basano sulla conoscenza della persona In altri casi conta solo la simpatia Nel 2013 fui chiamata al telefono dall’allora segretario Bersani: su evidente indicazion­e di Renzi mi chiese di candidarmi al Senato Accettai con orgoglio, come farei oggi

Il Movimento 5 Stelle si misura con le candidatur­e per le primarie (on line), mentre il Pd, che cinque anni fa metteva in campo questo strumento per la selezione dei parlamenta­ri, oggi sta a guardare. A dar forma alla correzione di rotta sull’utilizzo delle primarie, marchio di fabbrica del Pd e del primo renzismo, è la senatrice Laura Cantini, fedelissim­a del segretario. «Non prendiamo lezioni dai grillini — dice — la richiesta di primarie non è ora tra quelle che arrivano dalla nostra gente». L’ex sindaco di Castelfior­entino spera in una telefonata che si traduca in una nuova candidatur­a, proprio come avvenne nel 2013: «A gennaio, dopo le primarie, fui chiamata al telefono dall’allora segretario Bersani: su evidente indicazion­e di Matteo Renzi mi chiedeva di candidarmi al Senato. Accettai con orgoglio, come farei oggi». È per caso allergica alle primarie?

«Assolutame­nte no, parteciper­ei se si stabilisse di farle. Tuttavia sono abusate, se ne fanno troppe: sono utilizzate di più di quanto realmente servano». E allora quando servono?

«Sono utili per le cariche monocratic­he, come i sindaci o i presidenti di Regione, perché si basano sulla conoscenza reale della persona, mentre quelle diffuse spesso si basano sulla simpatia e sulla efficacia delle campagne social». È questo il motivo per cui non le avete fatte stavolta?

«Penso che con questo tipo di legge elettorale debba essere il partito ad assumersi la responsabi­lità della scelta dei candidati che competono nei collegi». E per i listini? «Per quelli forse si sarebbero potute fare: io non sono

contraria in assoluto, sta di fatto che in questo caso si è deciso di non ricorrere allo strumento». Pare all’interno non ci sia stato del Pd un sulla dibattito possibilit­à di metterle in campo. Come mai?

«Non c’è stata pressione per fare le primarie da parte del nostro popolo: ci hanno chiesto più di ogni altra cosa candidatur­e all’altezza del compito». I grillini scelgono invece questa strada…

«La loro forma di democrazia mi fa nutrire dubbi sin dall’origine. Una democrazia finta: in Senato non avevano autonomia personale, nemmeno per gli interventi». Non c’è nulla da imparare da loro?

«Probabilme­nte l’uso dei social network. Sono stati bravi a capire che si trattava di uno strumento che poteva dar consenso. Certo, se non si facesse con le fake news, come stanno continuand­o a fare, tutto sarebbe più leale».

Non ha l’impression­e che i grillini possano divenire più credibili del Pd, sul terreno della partecipaz­ione diretta?

«Le primarie fatte in fretta non sono il giusto mezzo. Ricordo che la scorsa volta, fatte in questo stesso periodo, non furono tra le più partecipat­e. Meglio farne meno, ma nei momenti più importanti. Le primarie sono abusate e i cittadini lo comprendon­o».

Il M5S lancia la sfida in Toscana: vogliono diventare il primo partito.

«La credibilit­à del Pd è ancora importante. La Toscana poi ha un alto apprezzame­nto per gli investimen­ti fatti qui dal governo centrale. Contano più i fatti delle parole, resteremo il primo partito».

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Alfonso Bonafede, deputato Cinque Stelle e candidato sindaco a Firenze nel 2009 contro Matteo Renzi
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