Corriere Fiorentino

«Il Santa Maria della Scala e la mia rivoluzion­e»

Siena, primo bilancio del direttore Pitteri: visitatori cresciuti del 60%, è solo l’inizio

- Di Giulia Maestrini

Il suo mandato, iniziato SIENA a febbraio 2016, scadrà in primavera con le elezioni amministra­tive: ma il direttore del Santa Maria della Scala, Daniele Pitteri, sarebbe pronto a restare. Intanto guarda il bilancio del suo primo intero anno di lavoro: +60% dei visitatori.

Il suo mandato, incarico fiduciario legato a quello del sindaco Bruno Valentini, scadrà a primavera, con le elezioni. Ma Daniele Pitteri, da febbraio 2016 direttore del Santa Maria della Scala, sarebbe pronto a restare. Anche se non dipende da lui. «Certo che mi piacerebbe restare a Siena — spiega — anche perché abbiamo appena iniziato un percorso: altri due anni sarebbero opportuni, il mandato di un direttore dovrebbe durare quattro anni come quello dei “super manager” della riforma Franceschi­ni. Non porterei a termine tutto il lavoro, è vero, ma un assestamen­to migliore, quello sì».

La nuova era del Santa Maria della Scala è iniziata. Dopo anni di stallo — dovuti in parte a una politica che ha fatto dell’ex Spedale sulla Francigena un terreno continuo di scontro e, in parte, alla crisi del Monte dei Paschi che ha interrotto i finanziame­nti a pioggia del passato — adesso per il complesso museale di piazza del Duomo le cose stanno cambiando davvero.

Merito anche del bando per il direttore — fortemente voluto dal sindaco Valentini — che ha definito finalmente, per il complesso, una forma gestionale e l’esigenza di un’autonomia finanziari­a. Il primo risultato, tangibile, è la grande mostra dedicata ad Ambrogio Lorenzetti che chiuderà il 21 gennaio: importate perché è la prima imponente produzione culturale della città dai tempi della mostra su Duccio (2003) e perché segna definitiva­mente la riapertura e la fruibilità dell’ala di palazzo Squarcialu­pi, chiusa da tempo.

Direttore, perché l’evento su Ambrogio è importante?

«Perché segna il ritorno di Siena nel circuito dei grandi progetti culturali: il paragone con la mostra di Duccio può essere fatto non per la dimensione né per il budget, ma perché anche qui c’è un’opera di restauro, manutenzio­ne e salvaguard­ia del patrimonio, non solo della città (uno dei pezzi è arrivato dalla National Gallery a condizione che si facesse il restauro, ndr). Inoltre, portiamo all’attenzione di pubblico e studiosi un pittore di estrema grandezza, molto famoso per una sola grande opera (gli affreschi del Buono e del Cattivo Governo in Palazzo Pubblico, ndr), ma poco conosciuto per il resto della produzione».

Segna anche la riapertura di Squarcialu­pi: uno dei suoi obiettivi era proprio rendere fruibile tutta la parte già restaurata del Santa Maria...

«Se non lo avessimo raggiunto non avremmo fatto la mostra su Lorenzetti; oltre ai lavori di messa in sicurezza, antincendi­o e antiintrus­ione, infatti, ci siamo occupati dei sistemi di microclima­tizzazione e umidizzazi­one che sono fondamenta­li per ricevere prestiti da musei importanti. Adesso destinerem­o l’ultimo piano a eventi, convegni, piccoli concerti: uno spazio da 300 posti a sedere che nel centro storico non c’era».

Anche il 2018 sarà un anno di interventi importanti?

«Investirem­o ancora sulla riorganizz­azione dell’offerta permanente, con il ritorno del Tesoro e delle reliquie e la riunificaz­ione della collezione Spannocchi, resa possibile da un accordo di valorizzaz­ione dei beni culturali firmato con il ministero, il primo del genere siglato con un Comune».

E l’attività temporanea? «Avrà un calendario intenso: il Bauhaus con Joseph e Annie Albers, Li Chevalier (artista franco cinese che ha già esposto al Macro), la collaboraz­ione continua con l’Accademia Chigiana, una mostra sull’influenza tra arte e rock».

Il 2017 è stato il suo primo vero anno completo di lavoro: come è andato?

«Secondo i numeri, molto bene: abbiamo avuto oltre 132 mila visitatori, più i 26 mila della mostra su Lorenzetti, con un aumento del 60% rispetto al 2016. Un grande salto in avanti che è l’effetto di un mix: la centralizz­azione della biglietter­ia (dal 1 marzo è unica, dentro il Santa Maria, anche per Cattedrale e Opera del Duomo, ndr), il biglietto cumulativo, una comunicazi­one cresciuta anche sui social attraverso un passaparol­a virtuoso. Ma è solo l’inizio: il Santa Maria si deve attestare stabilment­e sui 350-400 mila visitatori annui».

Cosa lascerà (o lascerebbe) in eredità?

«Soprattutt­o il piano strategico di sviluppo 2018-2021, con modalità di sostentame­nto e ipotesi di autonomia finanziari­a. E con linee di indirizzo che ci permettono di confermare gli elementi fondanti dell’identità di questo luogo (cura, accoglienz­a, incontro, welfare), declinando­li nella sua nuova destinazio­ne d’uso: non più luogo di cura delle persone ma, attraverso la produzione culturale, di cura dell’anima».

La mostra su Ambrogio Ha riportato Siena al centro dei grandi eventi: come ai tempi di Duccio, ma senza quel budget Il suo futuro Il mandato scade con le amministra­tive a primavera: «Ma sono pronto a restare»

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Daniele Pitteri
 ??  ?? Il direttore del Santa Maria della Scala, Daniele Pitteri (in primo piano) con Vittorio Sgarbi in visita alla mostra su Ambrogio Lorenzetti
Il direttore del Santa Maria della Scala, Daniele Pitteri (in primo piano) con Vittorio Sgarbi in visita alla mostra su Ambrogio Lorenzetti

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