Sull’orlo di una crisi di nervi. Da eventi
Pitti: un popolo inseguito dal bisogno di andare a tutti gli incontri, scanditi dai cellulari
«R épondez s’il vous plait» più conosciuto con l’acronimo R.S.V.P., «Reminder», «Save the Date». Chi più ne ha, più ne metta, basta non sia in italiano.
Il francese fa chic, l’inglese fa internazionale, l’italiano farebbe troppo provinciale. Pare. Dicono. Ecco, Pitti Uomo è iniziato e di pari passo alla fiera della vanità modaiola fiorentina ecco prendere il via l’angosciante interfacciarsi con le proprie email o messaggini sul cellulare terrorizzati di essersi dimenticati di rispondere a questa o a quella Pr organizzatrice di eventi. Tutto inizia ben molto prima che si apra il portone della Fortezza da Basso e che la stazione scarichi fashion-victim, blogger, giornalisti e buyer provenienti — si spera — da tutto il mondo. Le strade, tra buche e avvallamenti, sono ormai pronte a riempirsi di caleidoscopiche mandrie di personaggi più o meno credibili, più o meno variopinti, dalle caviglie fini e del tatuaggio anulare. Ma ancora prima che tutto questo accada ecco i giovani lavoratori di queste agenzie di pubbliche relazioni indaffarati a inviar email se pur consci di accavallamenti di eventi, cosa normale visto che anche le giornate dedicate alla moda durano come sempre 24 ore. Più la data del Pitti si avvicina e più le email e i messaggini aumentano. Dimenticatevi le ore di sonno, sabati e domeniche. Arrivano quando arrivano. Un bip-bip all’una di notte non è portatore di infauste notizie bensì un ricordarti che quel tale giorno a quella data ora c’è quel dato evento. Li leggi e devi subito trascriverli su un foglio o nell’agenda del cellulare. I più lungimiranti inviano l’invito cartaceo che accumuli sul tavolo di cucina tra le capsule del caffè e la scatola dei biscotti. Chi ama mostrarli li posiziona sul comò dell’ingresso, ma non prima di averli fotografati e postati su Facebook o su Instagram. È un calendario serrato. Di corsa di qua e di là con la speranza di aver trascritto tutto bene, evitando di trovarsi soli insieme ai camerieri che ti guardano stupiti o davanti a un portone chiuso. Tutto deve seguire una logica ben precisa per evitare figure da parvenu. Così come devi ricordarti di rispondere per confermare o no la presenza. Devi dare l’idea che a tutto questo sei già avvezzo e così mentre la signorina con fare serioso controlla la lista speri solo che il tuo nome sia stato registrato e che, a quel punto sorridente, ti dica «prego si accomodi». Solo in quel momento ti rilassi, ma dura poco, perché nella moda tutti corrono, nessuno cammina e passi all’attacco dirigendoti con falsa nonchalance al buffet pronto a ingurgitare più cibo possibile e a bere vino senza far troppo caso al colore o alle bollicine. E tra strette di mano, sorrisi, occhiolini e un «ciao, sei divino» ti ributti in strada per correre a un altro evento dove ti hanno appena giurato esserci delle fritturine da leccarsi i baffi. Ma a quel punto ti entra il terrore: «Avrò risposto comunicando che ci sarei andato?». Troppo tardi, ormai hai già incontrato un gruppo di amici che stanno andando nello stesso posto ed è qual punto che inizi a pregare di non essere rimbalzato. Proprio come da ragazzini in discoteca. Sì, perché l’età non conta. Almeno in questo caso. E con una mano unta di fritto e, magari, la guancia timbrata da un rossetto troppo rosso, per un istante riesci a scorgere tra la folla abiti, borse, calzature e piccola pelletteria che in fondo sono gli unici veri protagonisti di questo carrozzone semestrale.
Senza pause Il potere dei cellulari che ti ricordano (anche nella notte) gli incontri a catena