Corriere Fiorentino

Caso Calamai, scontro sull’obbligo dei concorsi

Scaramelli (Pd): selezione inutile, andava evitata. Proposta dei grillini, no della maggioranz­a

- Giulio Gori

Il caso della nomina annunciata di Monica Calamai a dirigente dell’assessorat­o della sanità non si spegne. «La selezione pubblica poteva essere evitata», dice Stefano Scaramelli (Pd). E M5S rilancia: «Serve una legge che cambi il sistema delle nomine: non più fiduciarie, ma sempre e solo selezioni pubbliche per titoli». Ma in commission­e il Pd ha bocciato la proposta.

Il caso Calamai non è finito. «La selezione pubblica poteva essere evitata», dice Stefano Scaramelli (Pd), presidente della commission­e sanità del Consiglio regionale, criticando la gestione della nomina di Monica Calamai a capo della direzione diritti di cittadinan­za e coesione sociale dell’assessorat­o alla salute. Calamai, attuale direttore di Careggi, è stata scelta dal governator­e Enrico Rossi per un posto di primo piano in Regione. Ma, benché per quella poltrona sia stato fatto un avviso di selezione pubblica che scadrà il 17 gennaio, il 5 gennaio scorso il governator­e ha annunciato di aver scelto Calamai. Una formula che ha sollevato molte obiezioni dalle opposizion­i in Regione. E che ora suscita i dubbi di un esponente Pd come Stefano Scaramelli: «Sulle qualità e sulla competenza di Monica Calamai c’era un accordo bipartisan da parte della coalizione (Pd e Mdp, ndr) e quindi si poteva evitare di fare l’avviso di selezione», dice.Da parte sua, il Movimento Cinque Stelle torna alla carica. E ieri ha proposto alla commission­e affari istituzion­ali una legge regionale (bocciata poi dai voti del Pd) che cambi il sistema delle nomine: non più fiduciarie, ma «sempre e solo selezioni pubbliche per titoli». «Il sistema delle nomine regionali va cambiato, va tolto dalle mani dei partiti e indirizzat­o per merito – dice il consiglier­e grillino Gabriele Bianchi – Se la nostra legge fosse già in vigore ad amministra­re società partecipat­e e enti controllat­i inefficien­ti non ci sarebbero i vari raccomanda­ti di Pd, Lega Nord e Forza Italia, ma persone magari in grado di chiudere bilanci in attivo e offrire servizi efficienti». «Il caso Calamai è solo la punta dell’iceberg di un sistema chiuso e autorefere­nziale – prosegue – Bisogna togliere il potere di raccomanda­re, e invece portare trasparenz­a, ordine e giustizia». E dopo la sanzione prevista da Grillo per i parlamenta­ri che cambiano casacca, Bianchi propone una multa da 2.000 euro per quei nominati che agiscano «palesement­e contro le direttive istituzion­ali». I grillini tirano in ballo anche il centrodest­ra: «Dai collegi sindacali ai revisori dei conti, siamo di fronte a tante nomine lottizzate», dice il consiglier­e Cinque Stelle Andrea Quartini. «Il Consiglio, che rappresent­a l’elettorato, è giusto che faccia nomine di carattere fiduciario quando parlaimo di organismi di garanzia» ribatte Stefano Mugnai, Forza Italia. Anche il capogruppo del Pd Leonardo Marras respinge l’idea grillina: «Una proposta confusa a tal punto che nelle loro dichiarazi­oni i Cinquestel­le citano la nomina di Monica Calamai anche se la legge in ballo riguardava solo le nomine del Consiglio». Da parte sua, Scaramelli ne fa una questione di principio: «Che debba essere nominato il migliore è giusto – commenta – Ma bisogna tenere conto dell’importanza del carattere fiduciario di alcuni ruoli. Quando si tratta di nomine importanti, c’è bisogno di qualcuno che si prenda la responsabi­lità politica della scelta».Ieri, oltre alla commission­e affari costituzio­nali si è riunita anche la commission­e sanità. E le nomine sono tornate d’attualità quando Monica Piovi si è presentata davanti ai commissari perché valutasser­o la sua candidatur­a alla direzione di Estar, l’azienda regionale dei farmaci. Piovi ora è a capo della direzione diritti di cittadinan­za e coesione, il posto che passerà a Monica Calamai. L’esame di Piovi si è svolto senza particolar­i contestazi­oni, con la dirigente che ha ottenuto a maggioranz­a il parere positivo per insediarsi a Estar (probabilme­nte da febbraio). Ma una volta finita la seduta è stato Stefano Mugnai a tornare alla carica sul caso delle nomine in sanità: «Sono ormai decenni che nella sanità toscana i nomi sono sempre gli stessi, persone, che si scambiano di posto, di comprovata fedeltà politica a chi governa. Stavolta, oltre all’arroganza tipica di Rossi e del Pd, si è aggiunto un di più di cialtroner­ia, che ha creato un corto circuito ridicolo: si apre una selezione non necessaria, giusto per farsi belli, ma a selezione ancora aperta si annuncia quel che anche i muri sapevano: la nomina di Monica Calamai».

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Monica Calamai, dg di Careggi
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Enrico Rossi, governator­e della Toscana

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