LA VOCE DEL SILENZIO
Oggi Matteo Renzi e ministri del Pd saranno a Sant’Anna di Stazzema per un omaggio alle vittime della strage nazista e per ribadire l’impegno antifascista. È la risposta al leader della Lega, Matteo Salvini, che parlando dell’anagrafe antifascista voluta dal sindaco di Stazzema Maurizio Verona, come contributo vivo alla memoria, aveva liquidato la questione con una frase sprezzante: «Io farei solo l’anagrafe canina».
Brutto segnale quando in una campagna elettorale ci si scontra sui valori fondanti della Repubblica. In un Paese che chissà per quanto tempo ancora dovrà fare a meno della condivisione di un comune denominatore tra forze anche opposte, come accade in Germania o in Francia, per non parlare della Gran Bretagna. Salvini aveva mille modi per negare l’adesione all’iniziativa del sindaco Verona, tranne una: insultare i martiri e chi li piange. Avrebbe potuto almeno chiedere scusa, ma non l’ha fatto.
L’aria che si respira in Italia è pesante. Il confronto tra i partiti e i candidati in lizza per il voto del 4 marzo glissa sui problemi reali e predilige la via dello scontro frontale, a suon di slogan e offese. Il raid razzista che ha seminato la paura a Macerata, scatenando violente polemiche e provocando il siluramento del questore, ha inaugurato un’inquietante stagione di odio. Due giorni fa la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è stata a lungo assediata dai militanti dei centri sociali a Livorno. Sputi, offese, lanci di bottigliette. Un’aggressione in piena regola, il frutto avvelenato di un altro caso scoppiato in Toscana. A Pontedera. Uno dei Comuni che hanno varato il «certificato antifascista» da far sottoscrivere a chiunque voglia beneficiare di spazi municipali. La novità, fatta propria nei mesi scorsi anche da Palazzo Vecchio, ha destato non poche perplessità. Come succede ogni volta che si vuole contrastare un’idea con provvedimenti di legge o amministrativi anziché con la forza della democrazia, che è palestra di libero confronto. E torna in mente Seneca: non si può fermare il vento con le mani.
Ma che cosa hanno combinato i militanti di Fratelli d’Italia quando a Pontedera hanno chiesto al Comune l’uso di una piazza per una manifestazione e si sono visti presentare il certificato antifascista? Lo hanno accettato, riempito e riconsegnato, però sbianchettando la frase sul rispetto del divieto di ricostituzione del partito fascista e dell’istigazione all’odio razziale. Una provocazione. Per alcuni, probabilmente, anche un’ammissione. In ogni caso un assist all’esasperazione di un clima già troppo caldo.
Renzi fece coincidere la sua ascesa con la fine di quella sorta di guerra civile politica combattuta per vent’anni dalla sinistra contro Silvio Berlusconi. Ora anche l’ex Cavaliere dovrebbe dare una mano a fermare questa guerriglia che è cominciata lungo i confini della convivenza istituzionale. Stazzema, con la sua storia, il suo dolore e i suoi silenzi, è lì, a chiedere rispetto. Contro ogni insulto. E anche contro ogni strumentalizzazione.