Viviano Domenici svela le bufale su mostri e astronavi
Viviano Domenici a «TourismA» smonta falsi miti e bufale cosmiche «Siamo sempre più invasi dagli spacciatori di misteri, neanche la religione ne è immune»
Fantarcheologi di ogni sorta, ufologi, cultori del mito di Stonehenge, della stanza dei misteri nella piramide di Cheope, fantasticatori professionisti sui cosiddetti misteri dell’Isola di Pasqua, sull’origine aliena del re Maya di Palenque o delle linee di Nazca in Perù; insomma, gli spacciatori di bufale aliene — o alienate — di tutto il mondo, a 70 anni dal primo «avvistamento» di un disco volante nei cieli americani, sembrano avere sempre più smalto e combattività. «Oggi le chiamiamo fake news, io preferisco dire fiume di cazzate cosmiche: da mezzo secolo la fantarcheologia imperversa ma il problema è che ogni giorno che passa è sempre più forte, grazie al web, ogni giorno che passa gli archeologi, quelli veri, si sentono sempre più defraudati». Mostri, extraterrestri, ciclopi, astronavi che avrebbero «identificato» analizzando un quadro, una pittura rupestre, un fossile, hanno «un successo senza sosta». E il film di Roland Emmerich Stargate è stato il colpo di grazia.
A sottolineare questa preoccupazione è Viviano Domenici, giornalista e scrittore livornese che per gran parte della vita ha curato le pagine scientifiche del Corriere della Sera e che ha scritto a quattro mani con Margherita Hack i fortunati Notte di stelle. Le costellazioni fra scienza e mito e C’è qualcuno là fuori?. Oltre alle ovvie motivazioni scientifiche per il suo disagio, ne ha anche una ulteriore, personale: «Mio figlio è archeologo, insegna in America, ed è disperato: mi dice, “babbo, mi sento assediato: ovunque vada a fare conferenze, non mi chiedono mai come va il tale scavo o la tale ricerca, tutti mi chiedono degli alieni e prima della profezia Maya sulla fine del mondo”». In prima linea contro il proliferare di queste credenze c’è il Cicap, il Comitato per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, presieduto da Piero Angela, di cui anche Domenici fa parte. Cicap che è stato chiamato a partecipare alla quarta edizione di «TourismA», il salone dell’archeologia in programma fino a domani al Palacongressi a cura di Archeologia Viva.
Nella sala verde oggi alle 12 Domenici terrà un intervento intitolato L’arte antica ostaggio degli alieni. Ma che lui più scherzosamente, da buon livornese, avrebbe voluto chiamare Alieni e alienati. Una racEcco colta di riflessioni «ai confini della fantarcheologia»: immagine dopo immagine, dipinto dopo dipinto, Domenici sciorina tutto il compendio di quelli che definisce «spacciatori di misteri professionisti» la cui fortuna si basa «sull’innata attrazione del genere umano nei confronti del mistero, sull’ingenuità e l’ignoranza di chi ci vuol credere senza farsi domande e sull’idea che gli uomini dell’antichità non possono aver realizzato opere tanto complesse senza l’aiuto dell’antico extraterrestre».
dunque i fossili degli elefanti che hanno ingenerato il mito dei ciclopi o l’apparizione di extraterrestri nel cielo di murales etruschi. «L’astronomo Giovanni Schiapparelli nel 1887 “scoprì” gli inesistenti canali su Marte dando così origine al mito dei marziani — prosegue Domenici — Gli omini verdi furono invece così battezzati da un giornalista americano nel 1908, per i primi dischi volanti abbiamo dovuto aspettare il 1947 quando furono avvistati da Kenneth Arnold in volo col suo aereo». Mentre «gli estimatori degli “antichi astronauti” sostengono che atterrarono nel Tassili, il massiccio montuoso del Sahara in Algeria» e i cultori del mistero «vedono uno smartphone nelle mani del pellerossa raffigurato in un murales nel 1937 dal pittore italiano Umberto Romano, raffigurante un incontro a Springfield nel 1630».
Ormai le bufale sono «talmente forti che incidono anche nelle scelte editoriali: se scrivi a favore degli alieni ti pubblicano, se scrivi contro no — attacca Domenici, che ironizza— è proprio un’invasione… aliena». Ma c’è poco da scherzare perché «da vicenda lieve e banale, con l’andare dei decenni ha smesso di essere innocua come l’oroscopo. Si cominciano a vedere i danni a tal punto che anche le persone più acculturate iniziano a crederci». Altro caso personale: «Mi è capito di dover fare un intervento chirurgico e il dottore che mi doveva operare mi ha riconosciuto per un libro scritto con la Hack, dicendomi che suo fratello stava studiando una nuova versione censurata della bibbia con “traduzione vera” contenente la prova che gli extraterrestri hanno modificato il nostro dna e che Gesù stesso era un alieno». Non nasconde, Domenici, di aver pensato: «Ho sbagliato reparto e sono finito alla neuro?». Ma la cosa che più lo ha stupito «è che a crederci fosse un uomo di scienza».
Eccolo il «passo avanti» che ha compiuto negli ultimi tempi questa moda: «Non si limita più a invadere l’archeologia, ora è la religione a trainare queste teorie: proliferano avvistamenti di dischi volanti nei cieli del Rinascimento e a fianco a crocifissioni come ne La Tebaide di Paolo Uccello alla Galleria dell’Accademia di Firenze o nel San Gerolamo del Perugino. È sconcertante». E il bello è che «si è persa pure la poesia» nel fantasticare sugli extraterrestri. Il riferimento è al programma Seti della Nasa (ricerca di intelligenza aliena) e alle teorie dello scienziato (serio) Carl Sagan: «Ora gli alieni sono l’espressione dell’ansia e dell’inquietudine moderna. Aiuto!».