Corriere Fiorentino

GLI INCOERENTI

- Di Paolo Ermini

Èinutile illudersi: a Firenze le possibilit­à che la guerra contro la rendita si concluda senza una sconfitta sono zero, o quasi. La buona volontà non basta per salvare la città da un destino analogo a quello di Venezia. Il centro storico è praticamen­te già svuotato dei suoi residenti, i negozi di vicinato sono spariti e in compenso trionfa la Firenze che campa (bene) sul turismo. Parliamo del mangificio che ha invaso tutte le strade, piccole e grandi; parliamo dell’esplosione di appartamen­ti adibiti a Airbnb; parliamo dello sbarco di grandi società internazio­nali che trasforman­o in strutture del lusso i buchi neri che si erano aperti nel cuore della città, senza però concedere un metro di spazio all’edilizia più popolare fatta di case per le famiglie fiorentine.

È la legge del mercato, dirà qualcuno. A ragione. Ma anche i mercati si regolano, all’occorrenza. E qualcuno potrebbe mai eccepire sulla necessità di salvaguard­are corpo e anima della nostre città d’arte, a cominciare da quelle toscane?

La verità è che si è perso troppo tempo. Di fronte alla prepotenza di un fenomeno globale, c’è stata una buona dose di indifferen­za e un’evidente sottovalut­azione del rischio. Il Comune ha varato il regolament­o che per tre anni impedisce nel quadrilate­ro l’apertura di nuovi locali che vendano cibo, ma quando è scattato lo stop i danni del fast food erano già stati fatti. Ed è stata un’inchiesta del nostro Marzio Fatucchi a rilevare che a Firenze c’erano 5.775 appartamen­ti offerti in uso ai turisti, in bianco o in nero, tramite il web. Era il 2015 , non un secolo fa, ma nessuno ne aveva ancora parlato. Un boom di cui nessuno si era accorto. Incredibil­mente. Ora sono quasi il doppio.

Ma se questa è una guerra, oggi diamo una notizia ferale dal fronte: l’offensiva della rendita ha superato il fiume e attacca l’Oltrarno. Due palazzi interi di piazza San Felice passano di mano e diventeran­no residenze di pregio riservate ai turisti. La farmacia, una farmacia storica anche negli arredi, ha ricevuto lo sfratto. La tecnica non è certo nuova: prima si liberano case e fondi, poi si vende.

E i nuovi proprietar­i ristruttur­ano e riaffittan­o a prezzi stellari. Non certo ai fiorentini.

Si può fermare l’assalto all’ultimo quartiere della città che si possa ancora definire tale? Si può trovare in una legge speciale per Firenze le armi per resistere? Giriamo la domanda ai nostri amministra­tori e a tutti i candidati fiorentini al Parlamento, Renzi in testa. Non si fanno i parcheggi, non si cacciano gli spacciator­i, non si contrasta la malamovida. Ora siamo all’ultimo atto, lo stravolgim­ento del tessuto edilizio. Dispiace che lo svuotament­o di uno dei palazzi di piazza San Felice sia avvenuto quando la proprietà era del Demanio. E dispiace che alla guida della società che ha comprato l’immobile ci sia Lapo Baroncelli, ex presidente dei giovani di Confindust­ria Firenze e attuale vicepresid­ente. Ognuno è libero di fare i propri affari, nella legalità (di cui non dubitiamo). Da via Valfonda più volte hanno rivendicat­o il coraggio di impresa come motore dello sviluppo dinamico e attaccato la rendita immobiliar­e. Un po’ di coerenza non guasterebb­e.

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