«Superstiti nella riserva, qui vince chi guadagna»
La titolare della mesticheria aperta nel ‘38: qui vince chi pensa al guadagno
La mesticheria-ferramenta «Catellacci» è aperta dal 1938. I titolari di oggi sono i nipoti dei titolari di ieri. Le loro vetrine sono proprio di fronte ai due palazzi in vendita e alla farmacia simbolo del rione in piazza San Felice. Lina, la moglie di Patrizio, sa dello sfratto della farmacia e teme anche per il futuro del Caffé Bianchi: «Noi resistiamo perché non vogliamo darla vinta a chi lucra sull’Oltrarno, ma se chiudono loro, ci arrendiamo anche noi».
«Da qui nessuno ci butta fuori perché il fondo è nostro ma se ci arriva una bella offerta cediamo tutto e andiamo in pensione... Che vole, abbiamo quattro nipotine e vorremmo dedicarci a loro». Quando Lina e Patrizio, più di quaranta anni fa, hanno preso in mano le redini della mesticheria Catellacci, Santo Spirito era un rione completamente diverso. Da dietro quel bancone hanno assistito al lento e inesorabile cambiamento della città, al fuggi fuggi dei fiorentini «che hanno preferito vendere le case agli stranieri o affittarle ai turisti», e alla scomparsa dei negozi storici, «soppiantati da bar e ristoranti che aprono e chiudono dall’oggi al domani».
Fu il nonno di Patrizio, Gino, nel 1938, ottanta anni fa, ad inaugurare la storica mesticheria, che negli anni è passata di padre in figlio: «Tra via Romana e piazza San Felice c’erano artigiani, negozi di vicinato, tante famiglie di operai e impiegati. Insomma — racconta Lina — questo era un rione popolare. Poi d’improvviso tutto è finito: molti amici e conoscenti si sono trasferiti altrove e chi ha potuto fare reddito non si è lasciato sfuggire l’occasione. Abbiamo resistito, nonostante gli incassi non siano più quelli di una volta, solo perché non vogliamo darla vinta a chi pensa solo al guadagno. Ma ora ci sentiamo confinati in una riserva e sinceramente siamo molto stanchi».
Un paio di settimane fa i Catellacci hanno saputo che nel palazzo di fronte alla loro mesticheria dovrebbe nascere l’ennesima «residenza per vacanzieri»: una notizia che li ha davvero scossi perché «ci hanno detto che potrebbero chiudere sia la farmacia che il “Caffè Bianchi”, altri due simboli del rione dal profondo valore sociale. Questo significa distruggere l’anima di Santo Spirito e convincere i pochi residenti, che nonostante tutto continuano ad abitare qui, ad andare via, ad abbandonare il centro. Penso soprattutto agli anziani che vanno a ritirare le ricette in farmacia o ai tanti fiorentini che tutte le mattine vanno a prendere il caffè dai Bianchi».
Se fino a una decina di anni fa la storica ferramenta-mesticheria di piazza San Felice era un punto di riferimento per chi abitava nel rione e aveva bisogno di articoli per la casa o di rifare una chiave oggi la clientela — fatto salvo i fiorentini superstiti — è completamente cambiata: «Qui adesso entrano solo stranieri e persone di passaggio». Ma i ricordi non si possono cancellare, e così Lina e Patrizio hanno realizzato una sorta di bacheca su cui hanno incollato decine di foto: ci sono quelle delle nipotine (ovviamente) ma ci sono anche scatti che li ritraggono con Gabriel Batistuta, Paolo Villaggio («Che dopo aver preso il caffè dai Bianchi veniva spesso a fare spese da noi»), Michael Schumacher, Christian De Sica e perfino Patti Smith («Che veniva a comperare cavatappi e bicchieri»).
I titolari di Catellacci sanno bene che se «nonno Gino» non avesse avuto la lungimiranza di acquistare quei fondi probabilmente anche loro, come chi li ha preceduti, avrebbero dovuto lasciare il quartiere e spostarsi in una zona meno cara e lontana dalla storia della loro famiglia. «Una città che fa del reddito la sua religione non ha futuro — conclude Lina — Noi si va avanti con tante difficoltà ma se dovessero davvero far chiudere farmacia e bar allora serriamo il bandone anche noi. Per salvare Santo Spirito serve un miracolo ma non tocca a noi farlo. Palazzo Vecchio si svegli, faccia qualcosa, impedisca la svendita del nostro patrimonio storico e commerciale. Altrimenti Firenze si trasformerà in una landa desolata disseminata di mangiatoie e di bed and breakfast. Una declino che è già in atto da tempo, sotto gli occhi di tutti o di chi perlomeno vuole accorgersene».
La farmacia e forse anche il Caffé Bianchi: se chiudono loro ci arrendiamo anche noi