Doping ai ragazzi, indagato un genitore
Inchiesta sul ciclismo, la Procura di Lucca: famiglie coinvolte nell’acquisto di farmaci
La Procura di Lucca ha iscritto sul registro degli indagati uno dei genitori degli atleti della squadra ciclistica Altopack, con l’accusa di aver favorito con un coinvolgimento diretto l’acquisto e l’uso di prodotti proibiti da parte del figlio. Gli indagati dello scandalo doping che ha investito il team lucchese salgono così a 18, ma potrebbe non essere finita qui: nei prossimi giorni intanto ci saranno gli interrogatori degli atleti.
Svolta nell’inchiesta sul doping nella squadra ciclista lucchese élite under 23 Gfdd Altopack: la Procura ha iscritto sul registro degli indagati uno dei genitori degli atleti, con l’accusa di aver favorito con un coinvolgimento diretto l’acquisto e l’uso di prodotti proibiti da parte del figlio. E a quanto trapela dagli inquirenti, questa iscrizione non sarà l’unica: altri genitori, si parla di almeno altri due, potrebbero presto finire a loro volta sotto inchiesta per lo stesso reato.
Che i genitori avessero un ruolo «operativo» nella vicenda — qualche padre e qualche madre animati dal desiderio di veder emergere ad ogni costo i propri figli — era apparso chiaro da subito, nel corso delle indagini della squadra mobile e dello Sco. Adesso il pm Salvatore Giannino, titolare dell’inchiesta, ha deciso di coinvolgere in prima persona familiari degli atleti coinvolti nell’uso di sostanze dopanti all’interno del team.
Con l’ultima iscrizione il numero degli indagati sale quindi a 18. Dalla prossima settimana prenderanno il via gli interrogatori nei loro confronti, svolti dalla squadra mobile su delega del pm. Di questo gruppo fanno parte anche 10 atleti della squadra — tutti di età compresa fra i 19 e i 22 anni — sopra la cui testa pende non soltanto l’inchiesta penale ma anche quella sportiva: gli atti d’inchiesta che li riguardano sono stati infatti già trasmessi dalla Procura alla Federazione ciclistica italiana (il cui presidente Renato Di Rocco ha incontrato martedì scorso il procuratore capo Pietro Suchan, assicurandogli massima trasparenza e spirito di piena collaborazione) e alla Procura nazionale antidoping: se i ciclisti della Gfdd Altopack non collaboreranno rischiano una lunga squalifica.
Fra le persone indagate c’è anche il medico sportivo Daniele Tarsi che fino a pochi giorni fa era responsabile sanitario della squadra di calcio dello Spezia, militante nel campionato di Serie B; la società ligure ha però deciso, dopo l’esplosione del caso, di interrompere il rapporto di collaborazione, affidando l’incarico ad un altro medico. Nel frattempo restano ai domiciliari — dopo gli interrogatori condotti dal gip Giuseppe Pezzuti nel corso dei quali hanno scelto di rimanere in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere — le sei persone arrestate la settimana scorsa: Luca Franceschi, proprietario della Gfdd Altopack; i suoi genitori Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani; l’ex direttore sportivo del team Elso Frediani; il farmacista Andrea Bianchi e il preparatore atletico Michele Viola. L’inchiesta ha messo in luce che il titolare del team era ossessionato dai risultati perché puntava a conquistare più sponsorizzazioni possibili. Per questo il doping di squadra era diventato per lui un sistema.
I loro legali vogliono infatti prendere visione dei faldoni dell’indagine, contenenti numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, prima di decidere quali strategie difensive portare avanti.
Di pari passo con questa indagine, intanto, va avanti anche quella sulle cause delle morte di Linas Rumsas, ciclista lituano che correva con la Altopack scomparso il 2 maggio 2017 per un improvviso malore da cui ha avuto poi avvio l’inchiesta sull’attività del team. La Procura di Lucca ha un campione di sangue sequestrato all’ospedale San Luca e prelevato dal corpo dell’atleta il giorno prima del suo decesso. Dall’analisi di questo campione gli inquirenti sperano di capire se Rumsas avesse assunto o meno sostanze dopanti.
L’inchiesta
Il titolare del team era ossessionato dai risultati perché voleva ottenere più sponsor possibili In settimana saranno interrogati 10 atleti