E Nencini si scoprì prodiano «La rottamazione è finita»
Il leader Psi nel collegio delle banche con Insieme: «Il modello Toscana? Non c’è»
Mugellano d’origine, debutta in politica a Firenze. E ora è candidato al Senato nel collegio di Arezzo e Siena. Scusi, Riccardo Nencini, lei si sente un paracadutato? «No. Il paracadute ce l’ha chi gode della certezza di essere eletto nel listino proporzionale in caso di sconfitta nell’uninominale. Io questo doppio privilegio non ce l’ho», dice senza scomporsi il viceministro dei Trasporti, leader del Psi, uno dei creatori di Insieme, la lista che riunisce socialisti, verdi e prodiani ed è alleata col Pd. «Io in parte me lo sono scelto questo collegio. Ne ho parlato con Renzi e gli altri alleati e ho detto: ok, corro io». E fu così che la «Centrosinistra Century Fox» lanciò il film Un socialista nel collegio che scotta: le crisi di Mps e Etruria, le polemiche sul ruolo dei dirigenti Pd vecchi e nuovi, il caso Maria Elena Boschi. «Sapevo bene che scottava, ma uno come me, con una lunga esperienza politica, deve sapersi rimettere in gioco», dice Nencini durante l’incontro nella sede del Corriere Fiorentino. Un colloquio che inizia con una sorpresa. Alle pareti ci sono le foto di tre grandi penne fiorentine del Corriere della Sera: Tiziano Terzani, Indro Montanelli e Oriana Fallaci, di cui Nencini è stato amico e biografo. Ma Nencini sceglie di sedersi sotto la foto di Montanelli. «Nell’incipit de La “mia” Firenze Montanelli racconta di quando da ragazzino, durante una passeggiata nelle campagne di
Sapevo bene che questo non era il luogo ideale per candidarsi, ma uno come me si deve saper rimettere in gioco
Fucecchio, chiese al nonno: “Ma perché mi hai fatto nascere laggiù in buca, nel padule, e non sul poggio? Il nonno gli rispose: “Sei proprio un bischero. Lassù sul poggio saresti nato lucchese, cioè toscanuccio, mentre nel padule sei nato fiorentino, cioé toscanaccio. Ecco — chiosa Nencini — Montanelli era un toscanaccio, così come Oriana. Terzani no».
E c’è anche un modo per tirare fuori il toscanaccio che si nasconde nel compassato Nencini. Basta pronunciare la parola «cespuglietto», o «lista civetta», alcuni degli appellativi con cui è stata definita Insieme. «Mi sono già incazzato con Rosy Bindi perché ci ha definito una lista civetta. Ma i socialisti e gli ambientalisti hanno scritto pezzi importanti di storia italiana, e Insieme prenderà il voto di Romano Prodi». L’endorsement del fondatore dell’Ulivo ha spinto un po’ Insieme e anche la coalizione. Ma non è un po’ una sconfitta per il centrosinistra e i suoi leader, a cominciare dall’ex rottamatore Renzi, dover sperare nel ritorno in servizio di Prodi? «Nelle faglie della storia, il ricorso all’esperienza non fa male e sì, sancisce anche la fine della rottamazione».
Però, allora, suonano un po’ ipocrite l’insistenza del centrosinistra sul «ritorno al passato» del centrodestra e le battute su Berlusconi a Porta a Porta con il nuovo contratto con gli italiani. «Eh no, c’è una bella differenza. Prodi, Veltroni, Claudio Martelli e Ugo Intini sono tornati all’impegno politico mettendosi a servizio di una storia, senza pretese da leader. Berlusconi continua a dare le carte. E a proposito: nel contratto firmato da Vespa nel 2001 c’erano la Tirrenica, la Fano-Grosseto, la variante di valico Firenze-Bologna e un sacco di altre opere, ma alla fine i soldi ce li hanno messi i governi Renzi e Gentiloni».
Resta un punto politico: il centrodestra è riuscito a ricomporre una coalizione, per quanto litigiosa; il centrosinistra invece ha perso un pezzo importante, Liberi e Uguali. In Toscana il Pd e una parte della sinistra governano insieme la Regione, e nelle settimane scorse il governatore Enrico Rossi, ora in LeU, ha proposto il modello toscano per ricostruire il centrosinistra. Nencini sarebbe della partita? «Ma non esiste un modello toscano. Qui c’è un governatore che non ha una comunità politica dentro l’istituzione che lui guida. Enrico è solo. Quindi ciò che vediamo è il risultato di una situazione eccezionale. Per ricostruire la sinistra italiana e europea serve una nuova Bad Godesberg che ridefinisca il canone con cui interpretiamo i fenomeni sociali ed economici». Bad Godesberg, cioè il congresso del 1959 durante il quale i socialdemocratici tedeschi riscrissero la loro mappa ideologica e culturale, abbandonando il marxismo. Hai detto poco.
Mi sono già incazzato con la Bindi perché ci ha definiti lista civetta Un ritorno al passato? Berlusconi continua a comandare, Prodi no