Airbnb, Firenze cerca una sponda europea
Dopo la guerra agli affitti brevi di Amsterdam, Concia contatta le altre capitali turistiche
Airbnb e sharing economy per gli affitti turistici, si apre il fronte europeo. Ed anche Firenze si interessa alla battaglia che è partita solo tre settimane fa da Amsterdam: «Sono in contatto con diverse città europee con cui condividiamo esperienze, da Berlino a Londra — spiega l’assessore al Turismo di Palazzo Vecchio Anna Paola Concia — ci metteremo in contatto anche con Amsterdam».
Dalla capitale olandese, infatti, lo scorso 26 gennaio, è partita una lettera indirizzata all’Unione europea, per chiedere regole e limiti al proliferare degli affitti turistici in diverse città del continente. Nell’elenco non c’è solo Amsterdam, che da anni sta combattendo contro «l’orda d’oro», le masse di turisti che in alcune zone stanno espellendo i residenti verso le periferie più lontane per far posto ad alloggi e negozi di souvenir e simili. Barcellona, Madrid, Vienna, Parigi, Reykjavik, Cracovia e Bruxelles hanno chiesto alla Commissione europea di introdurre regole certe e trasparenti per tutte le piattaforme dove si possono prenotare appartamenti. Nella lettera, ha spiegato Laurens Ivens, vicesindaco di Amsterdam, è stato chiesto «alla Commissione di verificare la possibilità di regole di qualità per le piattaforme, in modo che una piattaforma non possa solo ospitare host “anonimi” sul suo sito, ma sia chiaro chi è ad offrire le case», ha dichiarato Ivens a Dutchnews.
Se gli effetti della sharing economy stanno cambiando il volto alle città d’arte o a vocazione turistica, è il concetto espresso da queste città europee, è arrivato il momento che siano condivise (da chi fa importanti utili, ormai arrivati a mezzo miliardo di dollari su tre miliardi di incassi solper per Airbnb) anche le informazioni «in modo che le città possano decidere come regolare il mercato» è il messaggio arrivato da Amsterdam: perché il fenomeno del book delle piattaforme web per il turismo sta facendo impazzire anche in quelle città il mercato immobiliare, con la conseguente espulsione dei residenti per far posto a B&b o semplici case vacanze.
Le città che hanno firmato la lettera si sono rivolte e stanno cercando di coinvolgere anche Londra e Berlino, «città con cui abbiamo già aperto un canale su questi temi — spiega Concia — per questo prenderemo contatti per capire che tipo di battaglia sia possibile fare assieme». Intanto però Firenze prosegue il lavoro iniziato con il ministero dei Beni culturali e con i Comuni di Venezia, Roma, Milano e Napoli per provare a «tamponare» i flussi massivi dei turisti. Il 23 marzo queste città si incontreranno proprio a Firenze per un «town meeting» su code dei musei, mobilità sostenibile, differenziazione e destagionalizzazione dell’offerta turistica. E a maggio, nuovo incontro per presentare la «app» contro le code nei musei.