Corriere Fiorentino

Il piano-figli dell’anti Boschi «No alla sostituzio­ne etnica»

Giorgianni, dalle Vittime del Salvabanch­e alla candidatur­a. Inseguendo Maria Elena

- Paolo Ceccarelli

Dalle manifestaz­ioni sotto casa Renzi e casa Boschi alla corsa per un posto in Parlamento. La parabola di Letizia Giorgianni, leader dei risparmiat­ori di Etruria che accusano la banca di averli truffati e il governo di averli ingannati, è uguale e contraria a quella del renzismo. Più la questione Etruria diventava scottante, più il governo Renzi e il Pd erano costretti sulla difensiva, e più lei, la fondatrice dell’associazio­ne «Vittime del Salvabanch­e», si faceva conoscere al grande pubblico. Fino a scendere nel campo politico, aderendo a Fratelli d’Italia e candidando­si alla Camera nel collegio uninominal­e di Firenze (oltre che in tutti e quattro i collegi plurinomin­ali della Toscana, seppur mai in prima posizione). Ma perché non si è candidata ad Arezzo? Non sarebbe stato più coerente? «Domanda opportuna — annuisce Giorgianni in apertura del colloquio nella sede del Corriere Fiorentino — Io mi sono messa a disposizio­ne di Fratelli d’Italia ed è stata lanciata questa candidatur­a simbolica sperando che a Firenze si candidasse Renzi, che da premier ha firmato insieme a Padoan il decreto “Salvabanch­e”. Invece lui ha deciso di correre al Senato, quindi niente scontro diretto. Peccato, a me sarebbe piaciuto: sono andata anche fino a Bolzano per avere uno scontro con la Boschi...».

È andata così. Qualche giorno fa Giorgianni ha preso il treno e ha raggiunto la città dove è candidata la sottosegre­taria alla Presidenza del Consiglio per chiederle un confronto in piazza. Ma veramente pensava che Boschi avrebbe potuto accettare? O era solo una boutade elettorale? «Da parte sua sarebbe stata una mossa molto furba dire: “Va bene, parliamo di Etruria davanti ai giornalist­i”. Avrebbe fatto un’ottima impression­e a me e alla stampa», risponde Giorgianni, che di mestiere fa appunto la giornalist­a. «Invece sono andata perfino alla reception dell’hotel in cui alloggia a lasciare il mio nome, ma non ho avuto risposta». Scusi, ma visto che si parla di una cosa così importante come i risparmi di intere famiglie, non era meglio chiedere il confronto in una sede un pochino più istituzion­ale della hall di un albergo? «Magari! Ma non c’è mai stata occasione. Guardi che quando i nostri risparmi furono azzerati, noi manifestam­mo prima a Roma e poi davanti alla Leopolda, dove Padoan ci disse: “Avete ragione, ma purtroppo per un regolament­o europeo lo Stato non potrà più mettere un centesimo a salvataggi­o delle banche”. E poi i soldi dello Stato sono stati usati per Mps e le banche venete... Ci siamo sentiti presi in giro ed è partita la protesta».

La scorsa settimana Renzi è andato ad Arezzo e ad accoglierl­o c’erano anche i contestato­ri di Etruria, ma erano solo una decina. «Anche all’inizio le persone che riuscivo a coinvolger­e nella battaglia di strada erano sempre le solite, molti non volevano metterci la faccia. Insomma c’era un po’ di omertà. Ma le farò una rivelazion­e». Prego. «Senza metterci il nome ho detto alle persone della nostra associazio­ne: “Viene Renzi ad Arezzo? Andatelo a trovare... Io sono candidata e faccio l’interesse di FdI ma anche dei risparmiat­ori, voi potete andare lì senza bandiere». Ma ci sono stati anche risparmiat­ori compagni di lotta di Giorgianni che l’hanno contestata proprio perché ha deciso di candidarsi. Si sono sentiti strumental­izzati, forse. «È vero, c’è chi ha detto: “Ma non s’era detto che si rimaneva un’associazio­ne apolitica?”. Però io ho capito che, dopo la chiusura della commission­e d’inchiesta sulle banche, la vicenda sarebbe diventata solo un affare da avvocati. Bisogna portare la protesta ad un livello più alto».

E così, eccola in corsa con Fratelli d’Italia. «Io sono sempre stata di destra», ha detto Giorgianni durante la campagna elettorale. CasaPound appoggereb­be Salvini e non Meloni: dispiaciut­a? «Sollevata, perché la mia è un’altra destra: io mi sentivo a casa in An, la destra delle regole, del rigore, la destra cattolica». E delle polemiche su fascismo e antifascis­mo che ne pensa? «Mi sono sempre sottratta a questa dinamica, mi entusiasma poco. Sono abituata a risolvere i problemi concreti della gente. È vero però che mi piace lo slogan “Prima gli italiani”: anche nella questione banche, gli italiani sono stati sacrificat­i in Europa e non è giusto».

La priorità di Giorgianni è un piano per la natalità: «Perché oggi fare un bambino è un lusso. Si dice che gli immigrati sono una risorsa perché fanno figli. Io non voglio urtare la sensibilit­à di nessuno, ma io essendo italiana non vorrei mai arrivare alla sostituzio­ne etnica».

 Dopo la chiusura della commission­e banche la nostra protesta andava portata ad un livello più alto

La mia è un’altra destra rispetto a CasaPound Io mi sentivo a casa in An, la destra delle regole, cattolica, del rigore

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(foto Cambi/Sestini) Letizia Giorgianni nella sede del «Corriere Fiorentino»

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