Il volo dall’altalena Infermiera indagata: non allertò il Pegaso
Un elicottero avrebbe forse potuto salvare la vita di Sofia. C’è un terzo indagato per omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte della ragazza di 22 anni scivolata lo scorso 28 gennaio in una scarpata da un’altalena rudimentale, in una tenuta a Villore, a due passi da Vicchio. Si tratta di un’infermiera del 118 della sala operativa regionale dell’emergenza sanitaria: ha il compito di gestire i mezzi di soccorso, in base alle indicazioni ricevute dalla centrale operativa sulle condizioni di salute dell’infortunato e lo stato del luogo da raggiungere.
Quel giorno, secondo quanto emerge dalle indagini coordinate dalla pm Ester Nocera, non avrebbe autorizzato il decollo di uno dei due elicotteri per soccorrere la giovane. I soccorsi arrivarono dopo circa venti minuti e fu necessario anche l’intervento dei vigili del fuoco in quel luogo impervio e difficile da raggiungere con i mezzi.
Tra le 11,32 e le 12,10 di quella domenica un velivolo era «parcheggiato» a Grosseto, l’altro a Massa. Almeno uno dei due, secondo la Procura, avrebbe potuto prendere il volo alla volta di Villore per portare tempestivamente Sofia all’ospedale di Careggi o a quello di Borgo San Lorenzo.
Qualche settimana fa, avevano ricevuto l’avviso di garanzia per concorso in omicidio colposo anche il proprietario della tenuta e il figlio che un anno fa aveva montato l’altalena. Sofia si ritrovò con altri ragazzi in quella tenuta per festeggiare il compleanno di un’amica. A turno salirono su quell’altalena ma Sofia scivolò dal sedile, rimase aggrappata alle corde per qualche istante ma poi perse la presa e fece un volo di otto metri. Gli amici chiamarono il 118. La centrale operativa passò l’informazione all’addetta alla gestione del soccorso: «Una ragazza è precipitata e ha battuto la testa». Scattò il codice rosso. Ma Sofia perse la vita prima di arrivare all’ospedale di Careggi.