Corriere Fiorentino

La Toscana non è più roccaforte della sinistra

Il centrosini­stra resiste solo a Firenze e a Siena I Cinque Stelle invece non riescono a sfondare

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Un voto storico. Per la prima volta in Toscana il centrodest­ra ha vinto più collegi uninominal­i tra Camera e Senato del centrosini­stra (11 a 10). Nel proporzion­ale invece si è sfiorato il sorpasso: Pd e alleati hanno superato Berlusconi & C. per poco meno del 2%. La Toscana rossa ha mantenuto solo qualche isola, a Firenze e Siena. Non c’è stato invece un «effetto Livorno» per il Movimento Cinque Stelle, cresciuto di poco sulle politiche del 2013 (ma di quasi dieci punti rispetto alle regionali 2015) e che non è riuscito ad aggiudicar­si neppure un collegio uninominal­e.

Una regione normale

Dopo settanta anni la Toscana non è più monopolio del centrosini­stra o della sinistra e riflette le tendenze politiche nazionali, sia pure nella propria specificit­à. La carta politica da rossa diventa rossa e blu, con molti dei 38 eletti tra Camera e Senato che rappresent­ano partiti e schieramen­ti da sempre all’opposizion­e in Regione. Il centrodest­ra, oltre gli 11 eletti nell’uninominal­e, avrà almeno altri sette seggi dal proporzion­ale alla Camera e 4 al Senato, mentre il centrosini­stra avrà sette eletti alla Camera e 3 al Senato. Restano da assegnare in base all’esito del voto e alla ripartizio­ne dei resti, dieci seggi a Montecitor­io e quattro a Palazzo Madama. L’exploit della Lega è spettacola­re rispetto a cinque anni fa, quando in regione non esisteva con il suo 0,7%, e conferma la sua forza ormai radicata in Toscana, dove alle regionali di due anni fa aveva il 16%, mentre risale Forza Italia anche se resta molto lontana dai risultati del Pdl, e raddoppia i consensi Fratelli d’Italia. A sinistra non sfonda LeU, che pure ha in Rossi uno dei leader e che a Firenze schierava molti parlamenta­ri uscenti: niente doppia cifra, l’obiettivo sognato, e neppure il 5%, con il rischio di mandare a Roma solo il leader nazionale Roberto Speranza, con Potere al Popolo attestata al 2%. Sotto il 3% i radicali di +Europa, sotto l’uno per cento gli alleati dem di Insieme e Civica Popolare, mentre nella estrema destra il duello è stato vinto da CasaPound, attorno all’uno per cento, con la lista di Forza Nuova rimasta sotto lo 0,5%. Il bilancio del proporzion­ale dice che il centrosini­stra in cinque anni ha perso quasi il 10% e il Pd quasi altrettant­o, mentre il centrodest­ra guadagna il 12%, spinto soprattutt­o dal boom della Lega.

Fortini e prime volte

Il Pd, nonostante le scissioni a sinistra, ha fatto il pieno a «casa Renzi», a Firenze ed in tutto il territorio dell’area metropolit­ana dove non hanno sfondato né i grillini, né il centro destra. Non solo Renzi farà il senatore: nonostante il calo di voti, tutti i collegi uninominal­i sono andati all’alleanza di centro sinistra che ha eletto anche il centrista cattolico Gabriele Toccafondi, ex Forza Italia, con vittorie larghe per Luca Lotti ad Empoli, Roberto Giachetti a Sesto e così via.

Resiste anche Siena ed il senese che hanno contributo alla elezione di Riccardo Nencini e Susanna Cenni, oltre che di Padoan. En plein del centro destra invece a Prato e Pistoia nell’uninominal­e, ma anche a Lucca, dove tradiziona­lmente è molto forte, ed a sorpresa a Pisa, città dove si va al voto per il sindaco tra due mesi e dove il centro sinistra adesso guarda con ancor più timore all’appuntamen­to.

Vincitori e sconfitti

Questa volta nessuno ha negato l’evidenza. Il Pd e la sinistra escono ridimensio­nati anche se la Toscana continua a premiarli molto più che altre zone del Paese, il centro destra ha vinto e il Movimento Cinque Stelle complice il suo isolamento resta per adesso distante dagli altri due schieramen­ti anche se manda a Roma una pattuglia di eletti. Il Pd, come a livello nazionale si prepara ad una fase congressua­le: «Entro metà marzo riuniremo la direzione e l’assemblea regionale, dove prenderemo decisioni a partire dagli assetti del partito e dalle scelte da fare per le prossime elezioni amministra­tive», ha scritto su Facebook il segretario regionale dem, Dario Parrini. Mentre LeU sottolinea: «La sinistra, fortemente indebolita, dovrà ora aprire una seria riflession­e e ricercare con tutte le forze un legame con il mondo del lavoro, con quel pezzo di società deluso e arrabbiato e per il quale la nostra proposta di discontinu­ità non è bastata». Tutte le anime del cen- trodestra, al contrario esultano: «È chiaro che il sistema potere toscano della sinistra sia ormai roba passata. La vittoria di oggi arriva a seguito di tre tornate amministra­tive con importanti successi», sottolinea il coordinato­re azzurro Stefano Mugnai. Anche se ora occorrerà vedere come la leadership della Lega sarà digerita da Fi ed alleati.

E M5S? Punta a giocare due partite, una a Roma e l’altra in Toscana, all’insegna del «tutto ora è cambiato», oltre ad avere una pattuglia di toscani nel «governo» varato da Luigi Di maio alla vigilia del voto.

La partita delle banche

C’era grande attesa, ma alla fine il «prezzo pagato» dal Pd alle crisi bancarie si è visto solo a Laterina, paese di Maria Elena Boschi, dove il M5S si laurea primo partito con una percentual­e intorno al 30% fra Camera e Senato. Siena infatti ha dato la vittoria al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, una soddisfazi­one non scontata nel collegio uninominal­e contro il big leghista Claudio Borghi, schierato proprio per far pesare la questione banche. Anche il crac di Etruria, passata poi ad Ubi, non pare aver avuto troppi ef-

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