STOP ALLE NON SCELTE PER IL M5S DI GOVERNO
ICinque stelle hanno superato il 30%, sfondando nel Mezzogiorno. Ma anche la Toscana è meno rossa, così come l’Emilia Romagna. Non ci sono più le certezze di una volta. Iniziano nuove «certezze»: quelle del grillismo di governo,che per la verità abbiamo già visto in azione a Livorno, Torino e Roma.
Alessandro Di Battista, frontman del M5S rimasto fuori dal Parlamento per scelta, dice che adesso tutti gli altri partiti dovranno parlare con il M5S. Una dichiarazione che potrebbe fare non il partito di maggioranza relativa ma chi riveste il ruolo di ago della bilancia. E non è appunto il caso del partito di Grillo & Casaleggio. Adesso è insomma arrivato il tempo delle decisioni nette, visto che i Cinque Stelle si sono fatti carico di un disagio sociale presente nel Paese. Disagio che la sinistra non riesce più a rappresentare e che non può essere più affrontato con le non-scelte, cifra del M5S in questi anni. Nel suo libro, La rabbia e l’algoritmo. Il grillismo preso sul serio (Marsilio), Giuliano da Empoli spiegava che i leader populisti sono dei pagliacci ma gli elettori vanno rispettati perché esprimono un disagio che finora le élite non hanno saputo risolvere. Fino a quando «i fautori dell’apertura non riusciranno a dimostrare che i diritti del singolo, anziché essere più compressi com’è accaduto negli ultimi anni, possono svilupparsi anche in un contesto aperto, sarà difficile riconciliare una quota crescente dell’opinione pubblica con qualsiasi tipo di integrazione sovranazionale». Nessun progetto politico può prescindere oggi «dall’esigenza di restituire ai cittadini un certo grado di controllo sulla direzione della loro vita». I populisti, ha spiegato l’intellettuale vicino a Renzi, hanno reso esplicite domande e dubbi su alcuni processi che le élite giudicavano ineluttabili e che invece Brexit e vittoria di Trump hanno reso possibili: l’integrazione europea, la globalizzazione. Ma «se vogliono riconquistare il rispetto delle persone, le élite devono smetterla di produrre sempre e solo incertezza e tornare a proporre un certo grado di stabilità. La celebrazione acritica del cambiamento in quanto tale finisce con generare la reazione opposta». Il Pd dovrebbe saperne qualcosa, soprattutto dopo la cenciata di domenica. Attenzione, il ragionamento vale anche per i Cinque Stelle. Anche loro si possono logorare. Lo dimostra il caso di Livorno, dove il M5S di Filippo Nogarin è stato sconfitto nelle urne. Proprio nella città in cui, diceva il sindaco accogliendo Luigi Di Maio qualche giorno fa, «le idee e gli ideali del M5S sono diventati realtà».