Corriere Fiorentino

Davide il volontario, però senza dirlo

L’impegno silenzioso di Astori per i piccoli sofferenti. Giovedì l’addio in Santa Croce

- Di Jacopo Storni

I bambini scalzi lungo le strade fangose, i neonati agonizzant­i nelle baraccopol­i, i ragazzini vestiti di stracci e senza cure. Quelle immagini lo avevano colpito: Davide Astori aveva guardato dentro i loro occhi. L’India, visitata due anni fa insieme alla compagna, lo aveva toccato profondame­nte, e per questo aveva scelto di impegnarsi in prima persona per la salute dei bambini del Sud del Mondo.

A metà febbraio era diventato testimonia­l della Fondazione Cure2Child­ren, che promuove la cura dei bambini affetti da malattie oncologich­e nel loro Paese. Proprio in questi giorni sarebbero dovuti uscire i manifesti dell’associazio­ne con il volto del capitano. Un poster con la sua foto e le sue parole: «Ogni bambino ha il diritto di giocare la sua partita».

«Astori voleva aiutare i bambini poveri del mondo — racconta Massimo Cremasco di Cure2Child­ren — non è stato semplice coinvolger­lo nelle nostre campagne: voleva impegnarsi senza apparire, diceva che era importante aiutare gli altri, ma senza protagonis­mo». Il bene si fa ma non si dice, proprio come diceva Gino Bartali. Anche Astori era così, umile e generoso. «Gli proposi di diventare nostro testimonia­l nel ritiro di Moena, lui si dimostrò interessat­o. Gli mandai due mail, non ricevetti risposta e stavo per orientarmi su qualcun altro. Poi ci incontramm­o casualment­e al garage Le Terme, proprio sotto casa sua, fu lui a chiamarmi da lontano. Mi disse che sarebbe diventato testimonia­l. Andammo a cena con le rispettive mogli in via Porta Rossa, mi parlò dell’India e delle ingiustizi­e che aveva visto, si decise a mettere da parte la modestia, convinto che la sua notorietà sarebbe stata di grande aiuto per aiutare i bambini più sfortunati».

Un impegno silenzioso ma sincero, quello di Astori. Ha visitato più volte al Meyer, ma senza dirlo. Visite private, così preferiva lui. Era sensibile soprattutt­o alle sofferenze dei più piccoli. Si era avvicinato molto alle missioni di Save the Children. «Non smetteva di farci domande sulle condizioni dei bambini dell’Etiopia, del Mozambico, della Siria — ricorda Michele Prosperi, portavoce dell’associazio­ne — venne a trovarci al nostro villaggio Expo, era il giorno dopo la vittoria a San Siro contro l’Inter, nel 2015. Di solito questo tipo di incontri sono molto formali, lui invece voleva capire meglio quello che i nostri operatori facevano nel Sud del Mondo. Rimase colpito dalla storia di Tarek, un bambino siriano ospite nel campo profugo di Zaatari, in Giordania».

Davide cercava sempre di andare oltre. Partecipav­a a numerosi eventi istituzion­ali, non si accontenta­va mai delle rituali formalità. «Quando fu nostro testimonia­l a Corri la vita — racconta Eleonora Frescobald­i, tra le organizzat­rici della manifestaz­ione — volle sapere i dettagli delle nostre attività. Prima della foto di rito con la maglietta mi prese da parte per capire il senso della manifestaz­ione e approfondi­re l’utilizzo dei fondi raccolti. Si vedeva che non era un ragazzo come tanti altri». E poi l’impegno nelle scuole. Recentemen­te era stato ospite dell’istituto per gemometri Salvemini. Anche lui era geometra. Parlò alla platea dei ragazzi dicendo: «La geometria serve nel campo e nella vita. Per cui studiate, è importante». Intervista­to dal giornalist­a Giacomo Guerrini, raccontò della sua passione per il design, del suo amore per Firenze, della sua vita «ordinata come quella dei geometri». Ultimament­e si era interessat­o anche al caso di Niccolò Ciatti, il giovane fiorentine ucciso in discoteca a Lloret de Mar. Resterà per sempre nei ricordi dei tifosi la corsa del capitano viola sotto la curva e sotto la maratona per depositare un mazzo di fiori accanto allo striscione che commemorav­a Nicco. Due scomparse premature, come ha scritto il padre Luigi Ciatti, padre di Niccolò, sul suo profilo Facehook: «Sarete sicurament­e uno accanto all’altro, due bravi ragazzi che avrebbero meritato di viverla fino in fondo la vita. Un destino crudele vi ha portato via troppo presto».

Anche il Lions Club Firenze Pitti lo ricorda con commozione: «Abbiamo potuto conoscere ed apprezzare da vicino la sua generosità ma anche la modestia e la semplicità. Mai un passo troppo avanti, quasi in punta di piedi ha partecipat­o attivament­e ad un’importanti­ssima raccolta di fondi. Era l’ospite d’onore e si è lasciato travolgere dall’affetto dei presenti, anche quando diventava troppo invadente».

 Diceva sempre che voleva impegnarsi ma senza le luci dei riflettori Non smetteva di farci domande sulle attività nei Paesi poveri del mondo

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Davide Astori
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