«Portatemi in carcere, almeno lì c’è un piatto caldo»
La breve fuga, poi la resa di fronte ai militari. I testimoni: poteva fare fuoco su di noi
«Portatemi via, non ho più voglia di vivere. Voglio andare in carcere… almeno lì ho un piatto caldo tutti i giorni». Quando la camionetta della Folgore piomba in via Melegnano a tutto gas per bloccare Roberto Pirrone, l’assassino di Idy Diene, i commessi del negozio di abbigliamento MMega sono a un paio di metri. Hanno assistito in diretta all’inseguimento, «anche se quel pensionato camminava normalmente, non sembrava stesse fuggendo — dicono — Avevamo sentito degli spari ma mai avremmo pensato che fosse stato ammazzato un uomo». Poi «i due militari, con i mitra spianati, gli hanno intimato di gettare a terra la pistola e di togliersi lo zaino e i vestiti. Quell’uomo, che sembrava imbambolato, non ha opposto resistenza: ha alzato le braccia, ha portato le mani dietro alla nuca e mentre tutti aspettavano la polizia ha chiesto di essere portato in carcere perché almeno lì c’era da mangiare tutti i giorni, senza pentirsi per ciò che aveva fatto».
Tutto questo accadeva mentre poco più in là i soccorritori cercavano di rianimare Idy Diene e i testimoni dell’omicidio venivano portati via dalla polizia per essere interrogati. Come Marco Brovelli e la moglie, che erano sul marciapiede opposto: «Abbiamo sentito quattro colpi, una pausa e altri due spari. La gente scappava, ci siamo voltati e abbiamo visto quell’uomo con l’arma in pugno. Ci siamo avvicinati e solo allora abbiamo visto la vittima a terra, in una pozza di sangue. Una donna ha iniziato a urlare “gli hanno sparato” e io ho chiamato i vigili». Michele, pensionato, si è invece trovato faccia a faccia con l’assassino. Stava tornando a casa in bici quando ha visto Pirrone scaricare il caricatore della pistola: «Non credevo fosse un’arma vera, pensavo fosse un gioco. Poi l’assassino ha attraversato la strada guardandomi negli occhi ed è andato via. Sembrava fuori di testa. Ho capito troppo tardi che l’aveva ammazzato. Mi sono avvicinato a quel corpo e ho pianto. Avrei potuto essere io al suo posto».
A tu per tu
«All’inizio ho pensato che fosse un gioco poi ho visto quel corpo a terra e il killer ha attraversato la strada guardandomi negli occhi...»