Corriere Fiorentino

I senegalesi: omicidio razzista Poi il corteo e i danni in centro

Fioriere distrutte in via Calzaiuoli, tensione in stazione. Doppia protesta oggi e sabato

- Giulio Gori Jacopo Storni

Ore 18, via Calzaiuoli. Cento senegalesi sfogano la propria rabbia. Prendono di mira i vasi da fiori, li sollevano e li buttano a terra sfasciando­li. Qualcuno tira calci alle vetrine, altri spaccano i bidoni della spazzatura, altri ancora divelgono e lanciano le transenne. Turisti increduli, negozianti che si barricano. E i senegalesi continuano a urlare, gli occhi rossi per la rabbia, il dolore, i denti stretti e le mani verso il cielo per invocare la rivolta. Sembra Rosarno, invece siamo nel centro storico di Firenze. «Basta razzismo», «Italiani razzisti», gridano. Scrutano i passanti in segno di sfida. Qualche fiorentino cerca di calmarli, ma la loro marcia prosegue inarrestab­ile. E il centro storico diventa un campo di battaglia. È il momento culminante del corteo dei senegalesi, partito dal ponte Vespucci a metà pomeriggio.

Qui, sul luogo dell’omicidio, si erano riuniti i primi ambulanti senegalesi. Nelle chat dei loro telefonini si sparge la voce che un connaziona­le è stato ucciso. La voce corre e i migranti africani sul ponte aumentano. Hanno ancora negli occhi la strage di piazza Dalmazia, sette anni fa. «Siamo stanchi di essere uccisi dai razzisti», commenta qualcuno. Arriva anche Pape Diaw, storico portavoce della comunità ed ex consiglier­e comunale. È furente: «Non voglio sentire parlare di un pazzo fuori di testa. Quello che ha sparato è un razzista, è un fascista. E il nostro amico è la terza vittima senegalese in pochi anni». Diaw fomenta la rabbia dei senegalesi, che improvvisa­mente si mettono in mezzo di strada e bloccano il traffico. Arrivano i vigili, il ponte chiude. Un poliziotto in borghese tenta di riportare la calma: «Vi posso giurare che il razzismo non c’entra niente. Sono stato a casa dell’assassino e non c’è niente che faccia pensare al razzismo». Alcuni senegalesi gli credono, si calmano, altri invece no. Il ponte resta bloccato. Arriva anche Ndye Ndyae, assessora al Comune di Scandicci e amica della vittima. Piange, si dispera, poi va in questura per parlare con la polizia. Sul ponte arrivano altri esponenti della comunità senegalese e il console onorario Eraldo Stefani. Cercano di pacificare gli animi, ma quando i manifestan­ti accertano il nome della vittima, la rabbia sale ulteriorme­nte. Idy Diene è uno dei senegalesi più anziani della Toscana. Lo chiamano «il saggio». La rabbia esplode: «Non restiamo inermi».

Così intorno alle 17 parte il corteo. Direzione questura, anzi no, direzione Palazzo Vecchio. A guidare la protesta è un giovane senegalese in camicia e chiodo nero, uno dei più arrabbiati. Il corteo imbocca il Lungarno, poi entra in via della Vigna diretto al Comune. Arriva anche l’assessora Sara Funaro. Il corteo si sposta sotto Palazzo Vecchio. L’imam Izzeddin Elzir chiede di protestare col dolore, non con la rabbia. Arrivano anche alcuni esponenti dei comitati per la casa. Una delegazion­e di senegalesi viene ricevuta dal sindaco Dario Nardella, i portavoce salgono nel suo ufficio.

La situazione sembra calmarsi, ma in piazza arriva la cugina delle vittima. Urla di rabbia e di dolore. È la miccia che fa scattare il secondo corteo, quello più rabbioso. I senegalesi partono all’improvviso verso la stazione: «Vogliamo bloccare i treni». E cominciano a distrugger­e quello che trovano: fioriere, transenne, cestini. Passanti impauriti. Alcuni esponenti dei movimenti sociali intimano a un fotografo di non fare foto, ne nasce uno scontro. In piazza Duomo, la camionetta dei militari si allontana per prudenza. Non ci sono poliziotti, la marcia continua in via dei Cerretani. Vetrine prese a calci. Poi piazza Stazione, la rabbia si sfoga contro le transenne del tram, le auto vengono bloccate, parte qualche parapiglia tra chi chiede di stare calmi e chi invece vorrebbe sfogare il dolore. I senegalesi urlano senza sosta: «Basta razzismo», accusano Salvini, la Lega, la polizia. Il sindaco aveva già parlato di una Firenze sotto choc, ma è irremovibi­le: «Comprendia­mo il dolore ma qualunque forma di violenza contro la città è inaccettab­ile». Ma oggi i migranti hanno fissato un presidio per le 15 sul ponte Vespucci. E sabato ci sarà una manifestaz­ione.

In piazza Stazione restano le lacrime. Un senegalese che conosceva bene Idy si sfoga: «L’assassino non era un militante razzista? È peggio, vuol dire che decidere di ammazzare uno di noi è diventato normale. Neanche un animale, neanche un gatto lo trattate così. Ci sono tanti italiani che non sono razzisti, ma per tanti altri noi siamo pari a niente».

 L’ira di Nardella: comprendia­mo il dolore, Firenze è sotto choc Ma qualunque forma di violenza contro la città è inaccettab­ile

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Il ponte chiuso dai vigili quando nel primo pomeriggio i senegalesi hanno protestato bloccando il traffico, sopra un momento di tensione a fine corteo alla stazione di Santa Maria Novella
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