Boschi vince in trasferta, con gli spritz al Polesine
Nel tracollo generale del Pd renziano, Maria Elena Boschi si salva. Le avevano promesso un collegio sicuro e così è stato. Gli elettori della Suedtiroler Volkspartei hanno risposto compatti all’appello del partito e hanno votato in massa per la sottosegretaria. Il Pd invece si è squagliato, come nel resto d’Italia. La decisione di Renzi, che ha imposto la sua fedelissima nel collegio di Bolzano, non è piaciuta ai militanti democratici. Risultato: 14 dirigenti sono usciti dal partito 10 giorni prima delle elezioni e il
Pd ha perso un terzo del suo elettorato. Anche se il segretario provinciale Alessandro Huber prova a dire che «le cose sono andate meno peggio che nel resto d’Italia» il disastro è innegabile. «Se non ci fossimo stati noi a Roma sarebbe andato un candidato non amico dell’autonomia» sintetizza Philipp Achammer, segretario politico della Svp che ora è sotto accusa per aver stretto accordi con un Pd destinato alla sconfitta e senza prospettive di governo. L’Svp ha lavorato duro per far eleggere Boschi. La sottosegretaria, accompagnata dai colonnelli della Volkspartei, ha girato in lungo e in largo per il collegio visitando aziende, cooperative agricole, la centrale del latte e finendo persino a bere spritz al carnevale di Salorno e al circolo degli emigrati del Polesine. Maria Elena Boschi si era preparata. Negli ultimi mesi si è occupata della concessione dell’autostrada, della provincializzazione delle centrali idroelettriche fino al tunnel di base del Brennero. Per convincere i più riottosi, Boschi aveva promesso pure un accordo sulla spinosa questione della toponomastica che prevede la cancellazione di qualche centinaio di microtoponimi in lingua italiana.
Va anche detto che grandi alternative non esistevano. Il centrodestra schierava Michaela Biancofiore, troppo nazionalista per i vertici Svp, e i grillini la pugliese Filomena Nuzzo. Ora però l’Svp, di un accordo con Pd, non sa più che farsene e Boschi rischia di essere un’eredità ingombrante in vista di un ipotetico patto con i grillini. «Non possiamo non parlare con il partito più votato d’Italia» dice l’eurodeputato Svp, Herbert Dorfmann. Ma il grosso del partito continua a voler tener fede al patto col Pd, sperando in una rinascita del centrosinistra.