Corriere Fiorentino

«Ora il Pd blinderà Rossi, per evitare il suicidio»

Il professor Tarchi: addio fortezza per demeriti del partito. Renzi? Il copione ha stufato

- Paolo Ceccarelli paolo.ceccarelli@rcs.it

Addio Toscana rossa, più per demeriti del Partito democratic­o che per meriti degli avversari di centrodest­ra o a Cinque Stelle. Secondo il professor Marco Tarchi, politologo dell’Università di Firenze, anche in Toscana «qualcuno si è accorto della fine della guerra fredda», ma almeno la guerra fredda tra LeU e Pd è destinata a fermarsi: «Rossi non rischia di essere disarciona­to subito. Sarebbe un suicidio per il Partito democratic­o».

Professor Tarchi, i vincitori delle elezioni sono il Movimento Cinque Stelle e la Lega. Cosa succede al sistema politico ora che hanno vinto gli anti-sistema?

«Niente di sconvolgen­te. Si tratterà di trovare una formula di governo possibile, oppure di varare un esecutivo di breve transizion­e e tornare alle urne. Il vero problema sarà la ricerca di un’eventuale nuova legge elettorale: benché ormai sia diventato un nuovo sport nazionale, non sarà facile trovare ulteriori marchingeg­ni per assicurare la tanto declamata governabil­ità ai vecchi partiti, che la desiderano. Il famoso maggiorita­rio, sia a uno che a due turni, rischiereb­be seriamente di far trionfare il M5S, prospettiv­a che a quei partiti è indigeribi­le».

Prima del voto lei, al pari di molti altri osservator­i, si aspettava uno scenario che avrebbe portato ad governo del presidente basato su un compromess­o Pd-Forza Italia. Oggi i risultati ci dicono

che è possibile un governo a maggioranz­a M5S-LegaFdi: lei lo reputa possibile?

«Al momento, no. I tempi non sono maturi e l’operazione avrebbe probabilme­nte più detrattori che estimatori in ognuno dei tre elettorati. Elementi di contiguità non mancano, soprattutt­o fra Lega e M5S, ma c’è anche un problema di concorrenz­a diretta che porta ad enfatizzar­e i punti di disaccordo. Continuo a non escludere un provvisori­o governo del presidente».

Lei si aspettava il crollo del Pd in queste dimensioni?

«Più o meno. La quota 20% mi sembrava probabile. Scendere al di sotto, era difficile immaginarl­o. Se si rivotasse oggi, chissà a che

quota sprofonder­ebbe». Quali sono stati gli errori di Renzi?

«Mantenere un atteggiame­nto sbruffone e impostare la polemica con gli avversari, specialmen­te il M5S, sul tono del disprezzo e del sarcasmo. Il copione ha stufato molti».

Nel centrodest­ra la Lega sopravanza Forza Italia, sia a livello nazionale che regionale. È la fine del berlusconi­smo?

«Penso di sì, anche se Berlusconi non rinuncerà a contrastar­e, dietro le quinte, il ruolo trainante di Salvini, che penso consideri un affronto personale».

In Toscana i Democratic­i restano in testa ma di poco, e il centrodest­ra ha vinto collegi considerat­i blindati

 Ora il vero problema è la ricerca di una nuova legge elettorale Non sarà facile trovare altri marchingeg­ni per assicurare ai vecchi partiti la governabil­ità

per il centrosini­stra. L’epoca delle «regioni rosse» è finita più per demeriti del partito egemone o dei suoi avversari?

«Per demeriti del partito egemone e perché una parte della base immarcesci­bile ha iniziato a rendersi conto che l’epoca della guerra fredda si è conclusa. Gli avversari, salvo la Lega, hanno fatto ben poco per ribaltare la situazione, M5S incluso.

Anche Liberi e Uguali delude: in Toscana rischia di non arrivare al 5%...

«Mi sembra un progetto fallimenta­re. Ma almeno Rossi non rischia di essere disarciona­to subito: il Pd si suicidereb­be».

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Marco Tarchi, politologo Università di Firenze

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