Battuti da Laterina a Capalbio Resa dei conti nel Pd toscano
Soltanto Firenze tiene, si riapre la fronda interna Parrini pronto a lasciare, l’ipotesi di un traghettatore
Il Comune più rosso d’Italia resiste, ma perde colpi. A Lamporecchio, dove negli anni ‘70 e ‘80 il Pci raggiunse anche il 75,1% dei consensi, il Pd scende dal 45% del 2013 al 35% di oggi e la Lega balza dallo 0,8 al 18%. A Laterina, il paese di Maria Elena Boschi, il primo partito è il Movimento Cinque Stelle. E a Capalbio, storico rifugio di intellettuali e politici di sinistra, il Pd è solo terzo dietro a M5S e Lega («Il Pd ha dimostrato di pensare più ai disgraziati provenienti da oltre mare che ai nostri cittadini inseguiti da Equitalia», attacca il sindaco Pd Luigi Bellumori).
Non è colore, sono gli effetti di un terremoto politico che colpisce forte anche in Toscana, dove per la prima volta nella storia il centrodestra vince in più collegi uninominali del centrosinistra (11 a 10). Con un ribaltone impensabile prima del voto: a Pisa, dove tra qualche mese si tornerà alle urne per scegliere il nuovo sindaco, il Pd perde sia il collegio uninominale della Camera che quello del Senato (doppia vittoria della Lega e una delle due sconfitte è la ministra Valeria Fedeli). L’altra doppia sconfitta, quella di Pistoia, porta alle dimissioni il segretario provinciale Riccardo Trallori.
«Siamo l’unica Regione italiana in cui la coalizione di centrosinistra arriva prima col Pd come partito più votato. Il 30% degli elettori toscani ha scelto il Pd, uno su tre il centrosinistra», rivendica invece il segretario regionale Dario Parrini. Che però è pronto a farsi da parte, pur senza dirlo esplicitamente. «Entro metà marzo riuniremo la direzione regionale e a seguire l’assemblea regionale, dove prenderemo decisioni a 360 gradi e su tutto, a partire dagli assetti del partito e dalle scelte da fare per le prossime elezioni amministrative», spiega Parrini. Traduzione: il Pd toscano, così come quello nazionale, si avvia a congresso (l’avrebbe comunque fatto: il mandato di Parrini è scaduto a febbraio), ma non sarà il segretario uscente a traghettare il partito fino al confronto congressuale. Anche perché, dopo l’elezione a senatore nel collegio di Sesto-Mugello, Parrini vuole dedicarsi a tempo pieno al lavoro parlamentare. Chi sarà il traghettatore? «Può essere una persona sola o un gruppo di persone, valuteremo sul momento», spiegano da via Forlanini.
Il nodo è da sciogliere in fretta, perché una parte del Pd ribolle. «Attendo le dimissioni di Renzi, irrevocabili! Per il bene del Pd! La sconfitta è forte, inequivocabile, traumatica!», si accalora il consigliere regionale Andrea Pieroni, vicino ad Enrico Letta. «Il vulnus non è stata la scissione (la cui responsabilità sta su entrambi i fronti) perché di fatto la vera scissione dal Pd l’hanno fatta gli elettori, i cittadini». Ma le critiche arrivano anche dalle fila renziane. «Il Pd si è dissolto, anche in Toscana. Privo di un perimetro culturale chiaro non ha saputo essere faro per il suo popolo, ma credo che di Pd e di centrosinistra ce ne sia ancora bisogno», scrive su Facebook la consigliera regionale Matteo Renzi ieri alla conferenza stampa in cui ha annunciato che lascerà la guida del Pd
i vertici regionali del partito Antonio Mazzeo e Dario Parrini, all’assemblea regionale del Pd, nel 2015 Monia Monni, una dei frondisti che da mesi criticano la gestione del partito toscano ma che in campagna elettorale hanno scelto il low profile per quel «senso di responsabilità» rivendicato dall’altro frondista Stefano Bruzzesi. Ma adesso il silenzio della fronda renziana potrebbe finire.
Le «migliori» notizie per il Pd arrivano da Firenze, dove il partito si attesta tra il 35% del collegio della città e il 38% di Firenze Scandicci, e provincia (a Pontassieve 43,2%, a Bagno a Ripoli 42,6%). «Firenze città, sia alla Camera che al Senato è il miglior risultato della lista in tutta Italia. Registro anche che la Lega solo a Firenze non incrementa il risultato che aveva già ottenuto alle ultime regionali. Allo stesso il M5s si attestano attorno al 19%, contro una media regionale del 24%», commenta il sindaco Dario Nardella che parla di «tenuta» del Pd a Firenze nel quadro generale di «un colpo molto duro e inaspettato».
Il segretario
«Entro metà marzo riuniremo la direzione regionale e l’assemblea dove prenderemo decisioni su tutto, a partire dagli assetti del partito»