A Livorno grillini terzi ma felici Nogarin: alla fine il Pd ci dirà sì
Festeggiamenti al comitato per l’exploit nazionale, nel collegio però vincono Democratici e centrodestra
Nella lunga notte del brivido della vittoria nazionale, Giulio La Rosa e Gregorio De Falco più volte vedono le loro cifre elettorali sorpassare quelle dei candidati Pd e del centrodestra nei collegi uninominali. Ma alla mattina, nessuno dei due sarà eletto: De Falco però era candidato anche al proporzionale e andrà comunque in Senato. L’eccitazione per il boom che fa del M5S il principale partito italiano passa sopra a tutto: anche al fatto che il M5S non è primo ma addirittura terzo a Livorno, la città simbolo del Movimento conquistata nel 2014 e dove nel 2019 Filippo Nogarin proverà a correre di nuovo. Solo che, questa volta, si troverà di fronte a due forni: se 4 anni fa ha vinto perché al secondo turno tutta o quasi la città è tornata a votare contro il Pd, questa volta ha due avversari. In città il M5S è infatti sopra di solo 2 mila voti (su 125 mila elettori) rispetto a Lega e C., qui Salvini ha preso il 15,4%. Ed è sotto al centrosinistra di tremila voti. «Ma se si guarda ai voti del Pd, solo 200 — commenta Nogarin — e rispetto alle comunali ne abbiamo guadagnati 10 mila». Certo, conta l’astensione: ma è il quadro politico per il M5S che cambia, qui, in Toscana, a Roma.
I conti però al M5S tornano: alla fine, alla Camera, il M5S prende almeno cinque deputati al proporzionale, tre al Senato. Tra i big, solo la senatrice uscente Sara Paglini, battuta da Deborah Bergamini di Forza Italia a Lucca-Massa, non può festeggiare. E quel 24,68% a livello regionale, lontano dal 32 nazionale, è pure a macchia di leopardo: concentrato nel nord e sulla costa, scende fino al 18,98 quando si va verso Firenze. I grillini in Toscana non hanno vinto nessuno collegio uninominale. «E qual è il problema?», dice sornione Nogarin. Secondo lui «ormai il centrodestra, a trazione Lega, non può più crescere qua». E il Pd «può recuperare qualcosa se qualche forzaitaliota se ne va, ma soprattutto se apre a sinistra». Il discorso che fa Nogarin è a livello nazionale, «e non decido io». Proprio con questo quadro a livello nazionale «per il quale toccherà l’incarico, prima o poi, a Luigi Di Maio», che non potrà fare «accordi con la Lega, sarebbe un suicidio politico», alla fine il Pd sarà costretto a sostenere, in qualche forma, un governo a trazione M5S «per cambiare legge elettorale e fare alcuni provvedimenti importanti. E quando siamo al governo, come dimostriamo qui a Livorno, i consensi aumentano» è sicuro il sindaco di Livorno. In realtà a Livorno è schizzata in alto la destra, che ha sconfitto anche la candidata del Pd Silvia Velo, oltre che De Falco. «Il trend di crescita per noi resta costante: e questo succede solo quando governi bene». Renzi ha escluso accordi e stampelle alle forze «estremiste», ma quello che sarà del Pd lo vedremo. Quello che è certo invece è che Andrea Romano, che ha battuto sia il grillino Giulio La Rosa che Lorenzo Gasperini del centrodestra, guarda al 2019 annunciando un’apertura a sinistra (qui LeU ha preso il 5,8%) e puntando sulla sicurezza «temi cui Lega e M5S hanno vinto le politiche. Ma qui il M5S ha perso», dice Romano. Chissà nel 2019 chi andrà al ballottaggio a Livorno. Però ci sarà già un test tra due mesi: il M5S ha visto chiaramente che a Massa, Pisa e Siena (chiamate alle urne a giugno) solo nella prima il ballottaggio è certo. Forse il governo M5S è possibile, ma per tornare a rivedere le stelle in Toscana, la strada è in salita. Loro si dicono convinti che quella strada li possa portare fino al 2020, alle Regionali in cui nel 2015 non brillarono.
Il sindaco L’incarico toccherà prima o poi a Luigi Di Maio. E quando siamo al governo, come dimostriamo qui a Livorno, i consensi aumentano