Firenze diventa un avamposto Nardella in trincea (con il tram)
Ora il peso del renzismo è tutto sulle spalle del sindaco Che si gioca la rielezione tra Roma e i cantieri
È tarda notte. Sull’iPhone di Dario Nardella arriva una cartina con i colori dei collegi: quello di Firenze è un’isoletta rossa nei mari gialli (M5S) e azzurri (centrodestra). Una fotografia chiara del drammatico crollo del Pd a trazione iper renziana, ma non solo. Per Nardella c’è la consapevolezza che tocca a lui caricarsi sulle spalle il peso politico della disfatta, per reagire ed evitare che, dopo la Toscana, anche a Firenze sfondino Lega e grillini. Un fardello pesante, quello del sindaco, successore a Palazzo Vecchio dello stesso Renzi, di cui fu tra i primi sostenitori, uno strappo alla linea dei Ds che lo avevano cresciuto e educato. Le elezioni amministrative della primavera 2019 sono praticamente domani. E ora Nardella si trova costretto a non poter sbagliare nemmeno un colpo, per non affogare sotto l’onda lunga del disastro Pd.
La riconferma a Palazzo Vecchio, ma questo Nardella lo sapeva anche prima del voto, se la giocherà sulla tramvia. Per questo il sindaco sta facendo di tutto per far partire le linee 2 e 3 almeno durante l’estate: il tempo minimo necessario per far godere ai fiorentini i benefici della rivoluzione su ferro e risarcirli almeno in parte dei fortissimi disagi patiti in questi tre anni di cantieri. Sempre che le nuove linee dell’Ataf funzionino. Piccole cose rispetto al tracollo politico del Pd? Niente affatto: traguardi fondamentali per la qualità della vita dei cittadini. Renzi ha sì riportato Firenze nel mondo con una grande operazione di immagine, attirando investimenti e presenze, ma proprio per non intaccare questa immagine di bellezza, l’ex premier, a Palazzo Vecchio, scelse scientemente di non aprire i lavori della tramvia che tanti problemi avrebbero creato. I cantieri sono così finiti sulle spalle di Nardella, che a suo modo si è giocato tutte le sue fiches, «all-in» direbbe un giocare di poker, costruendo in contemporanea entrambe le linee del tram. Il sindaco insomma,
pur essendo arrivato al ponte di comando dopo l’investitura da parte di Renzi, poco prima che andasse a Palazzo Chigi, si è assunto la responsabilità di sporcarsi le mani, per dimostrare di saper realizzare le cose da solo e andare oltre la referenza di «iper renziano» sul curriculum, un passepartout fino a quando Renzi correva.
«Questo risultato elettorale è un colpo molto duro e inaspettato nelle proporzioni. L’elettorato ha dato un segnale inequivocabile che investe tutto il centrosinistra, la sinistra e tutto il gruppo dirigente nazionale del Pd», commenta Nardella analizzando la debacle. Da qui ai prossimi mesi, continua il sindaco, «dobbiamo affrontare le elezioni a Siena e Pisa», due prove «che non vanno assolutamente sottovalutate» perché «decisive in prospettiva per affrontare la sfida delle regionali in Toscana», nel 2020, e ancor prima «la sfida qui a Firenze», nel 2019, «per la quale io continuo a lavorare con grande umiltà, responsabilità e impegno». Nardella poi si sofferma sul risultato di Firenze, «intorno al 38% sia alla Camera che al Senato, il miglior risultato
Il sindaco Ora non dobbiamo sottovalutare le prove di Pisa e Siena, decisive per affrontare poi la sfida di Firenze nel 2019 per cui io continuo a lavorare con umiltà
nel Paese». Dopo le elezioni politiche Nardella, già poco in vena rottamatoria tanto da essere più volte ripreso dallo stesso Renzi per la sua attitudine al dialogo con tutti, se vorrà continuare a governare Firenze si dovrà ancora più calare nei panni del Gentiloni fiorentino.
Volendo usare una metafora cinematografica, il sindaco di Firenze è ora una sorta di Tom Kirkman, protagonista di Designated survivor, serie tv di Netflix che racconta di come da «sopravvissuto designato» si sia ritrovato a guidare gli Stati Uniti dopo che il Parlamento riunito in seduta comune era stato spazzato via da una bomba.
Nardella è l’unico renziano rimasto in un ruolo importante di governo. Così alle amministrative del prossimo anno sarà impossibile pensare a un candidato diverso: o vince Nardella o il centrosinistra perderà Firenze.