Corriere Fiorentino

La marcia per Idy, senza odio

Diecimila al corteo per il senegalese ucciso. Nardella: Firenze ha dato il meglio di sé

- Gori, Passanese e Storni

Diecimila persone hanno sfilato pacificame­nte ieri per le strade di Firenze per ricordare Idy Diene, il senegalese ucciso a colpi di pistola sul ponte Vespucci.

Le anime sono tante, anzi tantissime. Anche diverse, e molto, tra loro. Tra le oltre diecimila persone che ieri hanno sfilato nel centro di Firenze in ricordo di Idy Diene, e nel nome dell’antirazzis­mo, ci sono sacerdoti, movimenti e partiti politici, sindacati, associazio­ni, studenti ma anche famiglie con bambini nei passeggini. Uniti dal grido: «Idy è vivo e lotta insieme a noi». Cartelli, slogan e bandiere parlano tutte la stessa lingua.È il grande abbraccio di Firenze al popolo senegalese e alla vittima di Roberto Pirrone, freddato da tre colpi di pistola lunedì su ponte Vespucci.

Un corteo colorato, con le bandiere del Senegal accanto a quelle dell’Italia, con l’arcobaleno della pace che si ripete infinite volte, proprio come l’altra manifestaz­ione che in mattinata si era svolta a Napoli. E poi l’inno del Senegal cantato in coro, lo striscione «Idy uomo di pace la città ti abbraccia», i cartelli dei senegalesi «Non vogliamo fare casino», i post-it distribuit­i in quantità industrial­e «Blood has just one colour», il sangue ha un solo colore. Un corteo rumoroso, con canti e musiche. C’è il rischio infiltrazi­oni da parte di frange violente, i senegalesi aiutano le forze dell’ordine nel servizio di sicurezza sotto gli occhi del questore Alberto Intini, formano cordoni prendendos­i per mano. Una manifestaz­ione che va al di là delle appartenen­ze religiose e del colore politico. Un altro segnale da Firenze, dopo la marea viola che ha dato l’addio a Davide Astori in piazza Santa Croce giovedì.

Da Santa Maria Novella il lunghissim­o serpentone di gente si ritrova su ponte Vespucci, nel punto in cui è stato ammazzato Idy. Un senegalese prende il megafono in mano e urla: «Il ponte Vespucci da oggi si chiamerà ponte Idy Diene». È un grido che attraversa il corteo da capo a coda. Applausi, poi improvvisa­mente silenzio. L’imam Izzeddin Elzir richiama tutti alla preghiera. «La ilaha illa Allah». È uno dei momenti più toccanti. Insieme ad Elzir, la console francese Isabelle Mallez e quello senegalese Eraldo Stefani, il governator­e Enrico Rossi (che annuncia lo stanziamen­to di 20 mila euro per la famiglia di Idy), il sindaco Dario Nardella e mezza giunta di Palazzo Vecchio, tanti consiglier­i comunali, i sindaci della Piana. E il fratello della vittima, in testa al corteo con le lacrime agli occhi. E poi c’è lei, Diye Ndiaye, assessora senegalese a Scandicci, amica della vittima e anima del corteo. È la presidente della comunità senegalese di Firenze. È antropolog­a, ha studiato a Parigi, non avreb-

Sul ponte Vespucci La comunità ha vigilato sui manifestan­ti Il fratello della vittima: «Ringrazio tutti per lui»

be mai immaginato di trovarsi al centro delle tensioni degli ultimi giorni. È lei a stemperare gli animi agitati della comunità. Sorride ma è molto nervosa. «Speriamo bene» continua a ripetere prima della manifestaz­ione. Negli ultimi giorni ha dormito pochissimo. Arriva in piazza Santa Maria Novella alle 12, quando non c’è nessuno. Segue la montatura delle casse, le scritte sugli striscioni. «Non so cosa scrivere, è difficile trovare le parole». Alla fine sceglie questa frase, quella che apre il corteo: «Idy Diene, uomo di pace, la città ti abbraccia».

Poi la piazza si riempie. C’è gente da tutta Italia: Roma, Bologna, Macerata, Milano. E ci sono migranti di tanti Paesi africani: «Siamo qui per difendere la dignità del nostro continente». Diye Ndiaye saluta tutti e sorride: «Grazie». Avvicina una ragazza dei centri sociali, la prende per mano: «Mi raccomando, facciamo una manifestaz­ione pacifica, facciamolo per Idy». Quando il corteo parte, la tensione sale. Il flusso di gente s’incanala in via dei Fossi. Alcuni senegalesi urlano, vogliono che in testa ci sia il fratello di Idy, litigano tra loro e Diye li prende da parte, li guarda negli occhi e gli parla in francese.

In piazza del Cestello qualcuno prende il megafono: «Firenze non è accoglient­e». Lei s’infuria: «Ma che sta dicendo?». L’imam le dice di lasciar perdere, non vale la pena litigare. Poi il ritorno in Santa Maria Novella. Ancora balli, ancora canti. E alla fine un palloncino a forma di cuore con il nome Idy che si alza in cielo.

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 ??  ?? Il fratello dal Senegal Sopra, a sinistra, il fratello di Idy in piazza Santa Maria Novella
Il fratello dal Senegal Sopra, a sinistra, il fratello di Idy in piazza Santa Maria Novella
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Tanti messaggi contro il razzismo e tantissimi striscioni e manifesti A sinistra i post-it «Blood has just one colour»: il sangue è di un colore solo
I Post-it Tanti messaggi contro il razzismo e tantissimi striscioni e manifesti A sinistra i post-it «Blood has just one colour»: il sangue è di un colore solo
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 ??  ?? Lo striscione «Idy Diene uomo di pace, la città ti abbraccia» che ha aperto il corteo in ricordo dell’uomo ucciso. Sopra, la folla dei manifestan­ti sul lungarno
Lo striscione «Idy Diene uomo di pace, la città ti abbraccia» che ha aperto il corteo in ricordo dell’uomo ucciso. Sopra, la folla dei manifestan­ti sul lungarno
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Lungo il corteo e sul ponte Dall’imam, al governator­e Rossi, tante le autorità intervenut­e

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