Il Granduca e la maestra, consumata dalla pittura
La famiglia Sirani era in ambascia da tempo, nella casa-laboratorio bolognese, per la visita di Cosimo III, Gran Principe di Toscana. Il futuro signore del Granducato, appassionato di mistiche visioni, era stato sedotto da una Madonna di soave aspetto, ammirata in una collezione. Tutte le sorelle Sirani: insieme a Elisabetta, Barbara e Anna Maria, dipingevano, suonavano, disegnavano, danzavano. Le persone si affacciavano alle finestre per vedere ciò che accadeva in quell’opificio dell’arte. L’illustre ospite, dopo avere molto rimandato, col suo seguito di nobiluomini, si mise in viaggio per Bologna. Quello che più gli premeva era verificare la fama per cui la bella fanciulla sarebbe stata capace di dipingere con grande rapidità. Già era stata formulata una committenza da suo zio, il cardinal Leopoldo, con il tema della Giustizia assistita dalla Carità e dalla Prudenza. Il virtuosismo della «maestra Sirani» stupì Cosimo. L’artista volle che al seno della Carità fosse attaccato un puttino, morbido e rotondo. Il futuro Granduca commissionò anche una Madonna col bambino, che di lì a breve venne recapitata a Palazzo Pitti. Lo stress, la prodigiosa attività, divorarono l’artista, che morì a 27 anni. La famiglia, non volendo riconoscere di averla sfruttata a morte, incolpò la serva di avvelenamento. Fino al 10 giugno prossimo nella sala Detti e nella sala del Camino, è possibile vedere una selezione delle opere di questa artista.