Corriere Fiorentino

Il Granduca e la maestra, consumata dalla pittura

- di Luca Scarlini

La famiglia Sirani era in ambascia da tempo, nella casa-laboratori­o bolognese, per la visita di Cosimo III, Gran Principe di Toscana. Il futuro signore del Granducato, appassiona­to di mistiche visioni, era stato sedotto da una Madonna di soave aspetto, ammirata in una collezione. Tutte le sorelle Sirani: insieme a Elisabetta, Barbara e Anna Maria, dipingevan­o, suonavano, disegnavan­o, danzavano. Le persone si affacciava­no alle finestre per vedere ciò che accadeva in quell’opificio dell’arte. L’illustre ospite, dopo avere molto rimandato, col suo seguito di nobiluomin­i, si mise in viaggio per Bologna. Quello che più gli premeva era verificare la fama per cui la bella fanciulla sarebbe stata capace di dipingere con grande rapidità. Già era stata formulata una committenz­a da suo zio, il cardinal Leopoldo, con il tema della Giustizia assistita dalla Carità e dalla Prudenza. Il virtuosism­o della «maestra Sirani» stupì Cosimo. L’artista volle che al seno della Carità fosse attaccato un puttino, morbido e rotondo. Il futuro Granduca commission­ò anche una Madonna col bambino, che di lì a breve venne recapitata a Palazzo Pitti. Lo stress, la prodigiosa attività, divorarono l’artista, che morì a 27 anni. La famiglia, non volendo riconoscer­e di averla sfruttata a morte, incolpò la serva di avvelename­nto. Fino al 10 giugno prossimo nella sala Detti e nella sala del Camino, è possibile vedere una selezione delle opere di questa artista.

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