All’Osmannoro l’ombra della mafia cinese
L’opera prima di Massimiliano Scudeletti è un thriller ambientato a Firenze
Ancora un giallo? Direte voi. Un giallo italiano, neppure nordico o statunitense? Aggiungerete diffidenti, con lo scetticismo che aumenterà leggendo che Little China girl è opera di Massimiliano Scudeletti, sconosciuto esordiente cinquantenne. Ma Little china girl è un piccolo gioiello da non perdere, il primo romanzo giallo ambientato nella comunità cinese di Firenze, frutto di decenni di frequentazione (anche per motivi di lavoro) e di amore per l’Oriente e la Cina. Di un’idea maturata lentamente, unita a una scrittura lucida e tagliente.
«Little china girl», pubblicato dall’appassionata Betti Editrice di Siena e appena uscito, usa la chiave thriller , concedendo pochissimo all’esotico, per un viaggio nelle millenaria cultura cinese e tibetana e nella mafia cinese, la celebre Triade, una realtà a volte «mitologica» a volte concretissima come le recenti cronache toscane hanno dimostrato con l’arresto del capo dei capi della mafia cinese in Europa a Prato.
Ci sono certo le femme fatale di Hugo Pratt, le arti marziali, le filosofie antiche, ma tutto è ancorato alla realtà, tanto che l’avventura inizia, come scrive Scudeletti nella casa da gioco delle Otto Fortune che «si trovava all’interno di un edificio affacciato su una strada dell’Osmannoro, alla periferia di Firenze. In uno dei posti meno esotici al mondo, a gestire il locale era una giovane cinese che si stava facendo strada con tanta spregiudicatezza». Siamo a due passi dal confine tra Firenze e Sesto, ma soprattutto al confine tra la comunità cinese e quella italiana che è mobile quanto solido, difficile da valicare in entrambi i sensi anche se per le nuove generazioni sembra essere più facile. Il romanzo è stato finalista al concorso di Rai1 «Tramate con noi» e Claudio Gorlier ha motivato la decisione spiegando «mi ha conquistato una singolare capacità di fondere l’avventuroso, il realistico e il simbolico, mischiati con una naturalezza che mi ha sbalordito. Ho cercato di coglierlo in fallo, ho assunto un atteggiamento aggressivo ma mi sono arreso», sintetizzando perfettamente il valore del libro.
Un giallo che è un meccanismo perfetto, dove quasi niente è come sembra e gli efferati omicidi per cui Alessandro Onofri, il protagonista, è chiamato ad aiutare la mafia cinese, hanno molto più da dire di quanto sembra. Scudeletti infatti, complice la profonda conoscenza dei cinesi, evita ogni stereotipo e scorciatoia per ingraziarsi il lettore ma lo tiene con il fiato sospeso. Viene quasi da sperare che Little china girl sia solo il primo capitolo di mister Onofri, della sua ex fidanzata Lien, della famiglia dello Zio Hu e della bella Phoung.