Alex, un trono a sorpresa
Gramigni, da promessa a vincitore del Motomondiale La frattura e un ritorno record dopo 19 giorni al Mugello
La scommessa apparentemente impossibile nacque per caso, unendo tre coraggiosi un po’ incoscienti. Il giovane pilota nato a Firenze ma cresciuto a Calenzano, Alessandro «Alex» Gramigni; l’ambizioso manager genovese e scopritore di talenti, Carlo Pernat; il medico appassionato di due ruote, Claudio Costa. Una scommessa vinta al Mugello dopo essersi issato con le stampelle sulla moto e che portò all’insperato titolo nel Motomondiale.
La storia parte dalla passione di un ragazzino, Alessandro Gramigni, sempre a girellare attorno ai motori, e dall’occhio lungo di un ex campione, Leandro Becheroni. Alessandro nasce a Firenze nel 1968, Leandro a Calenzano nel 1950, da dove è partito per i circuiti di tutto il mondo, ha esordito nel Motomondiale del 1978 nella classe 500 e poi vinto nel 1981 la prima edizione del campionato Europeo Velocità della classe 500. Nella sua Calenzano Becheroni non può non notare Alessandro, sempre in giro sui motorini quando non è in garage a oliare gli ingranaggi, e allora decide di assecondare la passione del ragazzo dal polso pensante. Così Becheroni gli regala tuta, guanti e casco, gli procura una Honda e, lasciata la scuola, Gremigni debutta a 19 anni sui circuiti nel torneo monomarca Honda, arrivando secondo e confermando quanto ha fatto intravedere al suo amico-consigliere. L’anno dopo, il salto di qualità, con il Team Italia ed il campionato Europeo nella classe 125, con il secondo posto assoluto, risultato centrato anche nel campionato successivo. Nel 1990 il talentuoso pilota fiorentino fa il suo esordio nel Motomondiale 125 cc, con il Team Italia, alla guida della Aprila, marca ambiziosa e praticamente sconosciuta fino ad un paio di anni prima, con manager per le corse Carlo Pernat, entrato nel gruppo Piaggio nel 1974 per poi andare nel 1979 a seguire le attività sportive di Gilera (rilavata da Piaggio) nel cross, quindi alla Ferrari, alla Cagiva ed infine nel 1989 all’Aprilia.
La classe 125 è una fucina di talenti, con gare combattutissime, spesso vinte in volata dopo un corpo a corpo tra i piloti, che apre sempre gli appuntamenti del Motomondiale, dove tra tantissime Honda Aprilia vuole competitiva e nel ‘90 Gramigni si piazza nono (salendo sul podio ad Anderstorp e nel tecnico circuito di Brno). Nel 1991, sempre in sella ad un’Aprilia del Team Italia vince il suo primo Gran Premio in Cecoslovacchia, va sul podio nel suo Mugello, pista che conosce benissimo come tutti i piloti toscani, e ad Assen chiudendo la classifica generale con 90 punti, settimo. La stagione 1992 vede favoriti due veterani, Ezio Gianola, classe 1960, nel Motomondiale da quasi dieci anni, e Fausto Gresini, ex campione del mondo classe 125 nel 1985 e nel 1987, assieme al tedesco Ralf Waldmann, fortissimo ma discontinuo — tutti su Honda — e al romagnolo Bruno Casanova, giovane ma con già tanti anni di Motomondiale alle spalle e su Aprilia. Gramigni ha per la prima volta una Aprila ufficiale, è un ragazzo in ascesa, ma non considerato in grado di competere con i migliori e l’inizio della stagione sembra dare ragione agli addetti ai lavori. Waldmann parte a razzo, vincendo le prime due prove delle tredici in programma, ma al terzo appuntamento, in Malesia, Alessandro è più forte di tutti e vince davanti a Casanova e Waldmann, leader in classifica. Dopo le tappe asiatiche, si torna in Europa e sul circuito spagnolo di Jerez Waldmann trionfa dopo una lotta serrata con Gresini, con terzo l’idolo di casa Giró.
Subito dopo il dramma sportivo: Alessandro Gramigni, mentre è in moto con gli amici sulle strade toscane è investito da un’auto guidata da una donna e si rompe tibia e perone, con problemi anche alla caviglia. Lui e Aprila pensano che la stagione sia finita, che salterà il Mugello, prossima gara, e molte altre tappe del mondiale, dando via libera a Waldmann. Ma il dottor Costa, che segue il Motomondiale non la pensa così: «Operiamolo — dice a Pernat — Ci penso io. E ti dico che al Mugello potrà essere in pista». Pernat ci pensa un po’, lo dice a Gramigni che dice di sì, e Costa lo porta di corsa a Reggio Emilia dove esegue con successo un intervento che per quei tempi è un mezzo miracolo e dove ad Alessandro arriva la telefonata di incoraggiamento del suo mito, Barry Sheen. Ma non finisce lì: il fiorentino stringe i denti, ignora il dolore, e il 24 maggio, 19 giorni dopo l’intervento, è in gara al Mugello, scendendo e salendo alla moto con l’aiuto delle stampelle e chiudendo stoicamente la gara all’undicesimo posto, appena fuori dalla zona punti. Quella prova di carattere cambia l’inerzia del mondiale: a Barcellona conquista il quarto posto in un poker tutto tricolore, dietro a Gianola, Debbia e Gresini, a Hockenheim è settimo, ad Assen è terzo dietro Gianola e Gresini, mentre Waldman continua a guidare la classifica generale e sull’Hungaroring vince, davanti a Waldmann e Gresini.
Da lì in poi Gramigni — ormai superati i dolori alla gamba operata — è il più forte e con un quinto e due secondi posti arriva all’ultima prova in Sud Africa primo in classifica, con 8 punti su Gresini e 20 su Gianola. Gramigni conquista al pole e mette tutti sotto pressione, controllando la gara anche dopo una partenza disastrosa che lo vede 15esimo al primo giro. Con calma risale posizioni, arriva al terzo posto — che gli garantisce il titolo — e lo mantiene con sicurezza, dando a se stesso il successo mondiale, il primo titolo iridato della sua storia ad Aprila, il primo (ed ultimo) trionfo nel Motomondiale di un fiorentino . «È stata la mia miglior corsa di sempre. Potevo vincere se avessi voluto ma ho preferito non rischiare, basta un tocco nella mischia per andare giù e io non sono uno dei quei piloti che è sempre per terra — dice raggiante sceso dal podio — L’operazione? Forse è stato un azzardo, contro le leggi della logica, ma ne sono uscito bene grazie al dottor Costa. E un pilota italiano che vince su una moto italiana, con la quale sono cresciuto insieme dal 1989, è una soddisfazione anche più grande».