Corriere Fiorentino

UNA PARALISI SENZA SOSTA

- di Paolo Armaroli

Non ricordo più chi l’ha detto, ma ha detto bene: in Italia non c’è nulla di più progressiv­o della paralisi. Se ciò è vero a livello nazionale, lo è ancor di più a livello locale. In specialiss­imo modo nella nostra Toscana. È questione di istituzion­i, sicuro. Ma molto dipende dal carattere di noi toscani. Non ci va mai bene nulla. Una volta adottata una decisione, ecco che cominciano i ripensamen­ti. E si va avanti così, senza sosta. Sull’allungamen­to della pista dell’aeroporto fiorentino, assistiamo a una scena tratta dalla pellicola Kramer contro Kramer. Come se non bastassero le lotte tra le correnti di un Pd orfano di Matteo Renzi, sul predetto aeroporto c’è chi dice una cosa e chi ribatte esattament­e l’opposto. Armato di ago e filo, Dario Nardella tenta di ricucire lo strappo. Ma non è detto che ci riesca. Perché da queste parti lo sport prediletto è la rinegoziaz­ione permanente. Mentre Enrico Rossi, un presidente della Toscana ostaggio del Pd, ha le sue gatte da pelare per quanto concerne il termovalor­izzatore. Come nel totocalcio, la schedina prevede 1, x, 2. Indovinala grillo. Con la g minuscola.

A livello nazionale, poi, è peggio che andar di notte. Alla vigilia della prima riunione del nuovo Parlamento, per ragionare si ragiona, anche troppo. Ma ancora non si sa di preciso chi saranno i presidenti delle assemblee. E anche se si conoscesse­ro i candidati, non è detto che la spunterebb­ero. Perché il voto segreto stuzzica l’appetito dei franchi tiratori. Non parliamo poi del governo prossimo venturo. Sergio Mattarella in cuor suo spera che i partiti gli diano la soluzione del rebus. Perché in caso contrario dovrà essere lui a prendere una decisione. Proprio lui che ha sul comodino la classica English Constituti­on di Walter Bagehot, che descrive a meraviglia le istituzion­i britannich­e ai tempi della regina Vittoria. Nella quale s’immedesima. Proprio lui, che ha orrore di interventi a gamba tesa, dovrebbe diventare di punto in bianco un presidente interventi­sta.

Se questo è lo stato dell’arte, è lecito domandarsi che fare. Piero Calamandre­i sosteneva che il diritto ha sempre una sua forza pedagogica. Visto e considerat­o che il governo degli uomini fa sempre più cilecca, anche perché i partiti sono ormai un’entité négligeabl­e, sarà bene confidare nel governo delle regole. Già, ma quali? Per dirla con Mao, grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente.

Così la pensa Dario Franceschi­ni, che felice come una Pasqua perché ripescato nel proporzion­ale dopo la bocciatura nella sua Ferrara, ha dichiarato che una legislatur­a in bilico come questa può durare a lungo solo con un’equilibrat­a riforma elettorale e una revisione costituzio­nale che ci facciano uscire dalla palude. Non ha detto di più. Forse pensava al vecchio saggio a cui si rivolse un millepiedi che aveva tremendi dolori alle estremità. Il tuo problema, rispose il saggio, è che hai troppi piedi. E allora, ribattè l’altro? Ah, questi sono trascurabi­li dettagli di cui non mi curo.

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