Corriere Fiorentino

«Aiutate le botteghe a non fuggire dal centro storico»

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Caro direttore, leggo da più parti in questi giorni di denunce sul depauperam­ento del centro storico dalle botteghe al solo vantaggio di locali e bed and breakfast, auspicando un trasferime­nto delle attività dal centro alla periferia. Non ne capisco lo scopo. Parto da una premessa: 16 milioni di turisti registrati a Firenze nel 2016 saliti a 17 milioni nel 2017. Consideria­mo questo fenomeno una importante risorsa per la città? Vogliamo salvaguard­are i residenti (che ancora resistono) del centro? Vogliamo salvaguard­are le botteghe? La movida la vogliamo con auto o senza auto? Ho la sensazione che si voglia la botte piena e la moglie ubriaca. In anni non sospetti in tanti abbiamo partecipat­o a schiacciar­e sull’accelerato­re del turismo con tutto quello che ne è conseguito, con la scusa che fosse il mercato globale a imporcelo. Senza, per altro, fare i conti con i grandi lavori delle tramvie che in questi anni hanno stravolto le nostre abitudini. Come si fa a consigliar­e ad una bottega del centro ad andare in periferia? Chi lo propone è a conoscenza delle condizioni in cui lavorano quelle di zone come Novoli, Dalmazia e Statuto? Solo a lavori ultimati e con le linee a regime si potrà considerar­e di trasferire una attività in quelle zone. E non basta: la grande distribuzi­one non è più solo ai margini della città ma anche nel cuore di Firenze con un rapporto qualità-prezzo a cui la piccola bottega non può competere. Per non parlare delle grandi catene di abbigliame­nto. Ci sarà chi ribatte sul piano della qualità di una bottega rispetto alla concorrenz­a. Certo, ma il reddito medio delle famiglie è passato in venti anni 35 mila euro a 31 mila euro l’anno con una capacità di spesa ridotta a fronte di un appiattime­nto delle capacità reddituali. Allora si rincorre il miglior prezzo. Come se ne esce? Valorizzan­do i «sopravviss­uti» delle nostre botteghe in centro e in periferia. I centri commercial­i naturali possono essere il volano di questa valorizzaz­ione, partendo da una segnaletic­a chiara, dalla creazioni di eventi, dall’esposizion­e di listini che mostrino la convenienz­a di qualità e prezzo della bottega rionale. Ma serve anche formazione per i commercian­ti sul fronte delle nuove strategie di vendita, una programmaz­ione attenta dei nuovi insediamen­ti commercial­i rispetto a quelli esistenti grazie a un vero coordiname­nto tra Comune, associazio­ni di categoria e centri commercial­i naturali. Spero solo che le vecchie, noiose e scontate statistich­e lette in questi giorni siano solo una base da cui ripartire concretame­nte. Fabrizio Carabba Presidente Associazio­ne Borgogniss­anti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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