Caso Viareggio
Ancora polemiche su un torneo in crisi. L’organizzatore: «Dispiaciuti, ma siamo parte lesa»
Il sasso del tifoso incendia un torneo sempre più in crisi
Un sasso lanciato dai tifosi viola che colpisce un giocatore dell’Empoli. Il parapiglia al termine della partita della Viareggio Cup contro la Fiorentina, giocata al «Turri» di Scandicci. E la tensione che, il giorno dopo, continua a essere alta. «Siamo profondamente addolorati e dispiaciuti per quel che è accaduto — dice Alessandro Palagi, presidente del comitato organizzatore del torneo — quando verrà individuato il responsabile e si aprirà un processo penale, i nostri legali faranno in modo che il Cgc Viareggio possa costituirsi come parte civile per il danno di immagine».
Le immagini di Alessio Gianneschi sanguinante legate alle parole dei dirigenti azzurri che accusano l’organizzazione di non aver garantito la sicurezza (ma non solo) sono un colpo durissimo. «Come Cgc Viareggio — risponde Palagi — non siamo direttamente responsabili sul piano organizzativo delle partite giocate sui campi esterni. Affidiamo la gestione delle gare che si giocano lontano dallo stadio dei Pini a società di consolidata esperienza come lo Scandicci. Se poi ci sono uno o più sconsiderati che lanciano oggetti e feriscono un giovane calciatore, vuole dire che ci troviamo di fronte ad un evento eccezionale».
L’Empoli invece ritiene che la responsabilità sia degli organizzatori e non torna indietro sull’annuncio a caldo di dire addio alla Coppa Carnevale anche per gli anni a venire. «Sono convinto – dice Palagi – che lo sfogo dei dirigenti dell’Empoli sia dettato dalla rabbia del momento. Siamo anche disponibili a un confronto per raccogliere suggerimenti».
Il futuro. Proprio questo è il punto, perché non è la prima volta nelle ultime edizioni che si alzano polveroni attorno a quello che resta il più noto torneo giovanile a livello nazionale. Per venire incontro ai club che hanno lamentato nel tempo un tour de force di partite troppo ravvicinate a discapito della qualità (anche delle partecipanti) l’organizzazione ha già dilatato la durata del torneo (da 15 a 17 giorni) per distanziare le gare, aumentando ampiezza delle rose (28 giocatori) e numero di sostituzioni possibili (7 a partita). Poi c’è la questione della sicu- rezza dello Stadio dei Pini, anche quest’anno superata in extremis.
Anni fa ci fu l’annuncio di addio del Milan (poi regolarmente tornato in Versilia) con un duro j’accuse sulle condizioni dei campi, a cui si è provato a far fronte spostando in avanti il periodo in cui si svolge il torneo che non coincide più con il Carnevale quando freddo e pioggia rendevano spesso i terreni di gioco impraticabili. Dal 2016 si è scelto di collocare la manifestazione durante la pausa dedicata alle Nazionali anche per le difficoltà sempre maggiori nel trovare una sponda istituzionale per imporre uno stop ad hoc al campionato Primavera, arrivando dunque a questo compromesso che permette di avere ai nastri di partenza almeno le squadre italiane più importanti seppur menomate dalle convocazioni. Sul piano internazionale è difficile invece contrastare la perdita di appeal di un torneo a inviti schiacciato dalla nascita della Youth League, la Champions dei giovani sotto la egida della Uefa, che cannibalizza la presenza delle big europee. Nell’epoca dei club-azienda globali anche il calcio giovanile è business.